domenica 30 ottobre 2011

Eliseo e le orse 2 Re 2,23-25.

La morale dell'Antico Testamento


Eliseo era il discepolo di Elia. Quando Elia ascese al cielo, Eliseo ne prese il mantello e iniziò a fare miracoli: divise le acque del Giordano percuotendole col mantello di Elia (2 Re 2,14) e rese potabile una sorgente con un po' di sale (2 Re 2,20-22).



23 Di lì (da Gerico) Eliseo salì a Betel. Mentre egli andava per strada, uscirono dalla città alcuni ragazzetti che si burlarono di lui dicendo: «Sali, calvo! Sali, calvo!».
24 Egli si voltò, li guardò e li maledisse nel nome di Jahweh. Allora uscirono dalla foresta due orse, che sbranarono quarantadue di quei bambini.
25 Di là egli andò al monte Carmelo, e quindi tornò a Samaria.

Testo ebraico
כג וַיַּעַל מִשָּׁם, בֵּית-אֵל; וְהוּא עֹלֶה בַדֶּרֶךְ, וּנְעָרִים קְטַנִּים יָצְאוּ מִן-הָעִיר, וַיִּתְקַלְּסוּ-בוֹ וַיֹּאמְרוּ לוֹ, עֲלֵה קֵרֵחַ עֲלֵה קֵרֵחַ. 
כד וַיִּפֶן אַחֲרָיו וַיִּרְאֵם, וַיְקַלְלֵם בְּשֵׁם יְהוָה; וַתֵּצֶאנָה שְׁתַּיִם דֻּבִּים, מִן-הַיַּעַר, וַתְּבַקַּעְנָה מֵהֶם, אַרְבָּעִים וּשְׁנֵי יְלָדִים. 
כה וַיֵּלֶךְ מִשָּׁם, אֶל-הַר הַכַּרְמֶל; וּמִשָּׁם, שָׁב שֹׁמְרוֹן.



23 καὶ ἀνέβη ἐκεῖθεν εἰς βαιθηλ καὶ ἀναβαίνοντος αὐτοῦ ἐν τῇ ὁδῷ καὶ παιδάρια μικρὰ ἐξῆλθον ἐκ τῆς πόλεως καὶ κατέπαιζον αὐτοῦ καὶ εἶπον αὐτῷ ἀνάβαινε φαλακρέ ἀνάβαινε
24 καὶ ἐξένευσεν ὀπίσω αὐτῶν καὶ εἶδεν αὐτὰ καὶ κατηράσατο αὐτοῖς ἐν ὀνόματι κυρίου καὶ ἰδοὺ ἐξῆλθον δύο ἄρκοι ἐκ τοῦ δρυμοῦ καὶ ἀνέρρηξαν ἐξ αὐτῶν τεσσαράκοντα καὶ δύο παῖδας
25 καὶ ἐπορεύθη ἐκεῖθεν εἰς τὸ ὄρος τὸ καρμήλιον καὶ ἐκεῖθεν ἐπέστρεψεν εἰς σαμάρειαν

42 = 6 x 7 = totalità = 7, imperfezione = 6. sacrileghi, completamente stolti, peccatori contro Dio, rappresentato da Eliseo.
Gerico = peccato

I ragazzi che deridono Eliseo vengono duramente puniti, secondo il testo di 2,23-24. Questo episodio va compreso alla luce della mentalità antica che distingueva in modo molto forte tra sacro e profano, ritenendo che ogni profanazione del sacro potesse portare alla morte. Il profeta, in quanto “uomo di Dio”, fa parte della sfera del sacro: i ragazzi, deridendolo, compiono una violazione della sacralità di Dio, incorrendo così nell'inevitabile e terribile punizione.
i testi biblici non vanno mai letti in senso letterale, altrimenti si rischia il baratro fondamentalista.
L'ideale è integrare vari approcci: quello storico-critico, quello simbolico, quello del genere letterario (ce ne sono anche altri). Se infine usiamo anche la meditazione e la preghiera, meglio ancora così aggiungiamo anche l'importantissimo approccio Spirituale.

Il primo ed il secondo libro dei Re, appartengono alla tradizione deuteronomica, il cui intento fondamentale era quello cetechetico-didattico. Per comprendere il racconto in questione bisogna iniziare a leggere dal verso 2Re 2,1 in poi e inserirlo nel contesto storico in cui il libro si è via via creato, non escludendo anche vari elementi di carattere mitico utilizzati dal narratore e redattore del testo. Non dimentichiamo infatti che nel mondo semitico, nel quale il mondo ebraico era culturalmente integrato e inserito e specialmente del IX°-VII° secolo a.C., il mito era considerato uno strumento narrativo "standard", ne troviamo quindi tracce anche in alcuni brani della Bibbia (pur non essendo essi mai un racconto mitico nella sua globalità). Ci si serviva del mito per presentare un insegnamento sapienziale ed educativo.

Il tema fondamentale é quello della vita e della morte (adoperando la vita corporale cioè l’essere in vita come comunione con Dio, che è la vita): chi ha fede in Dio ha la vita, simboleggiata dalla vita fisica; chi non ha fede in Dio non è vivo ma morto, ciò è espresso dalla vita fisica repressa; L'acqua salata indica la sterilità, ossia la Parola di Dio inquinata dal peccato, quindi la morte. Il miracolo della sorgente simbolegga la vita: Dio che dona la vita e purifica l'acqua; questo il "popolo" non si è voluto fidare di Eliseo (vv 16-18), nonostante Dio li ricolmi di queste grazie e miracoli. Anche il beffeggiamento dei ragazzi è lo stigma sociale tipico che ogni profeta è costretto a sopportare per via della propria missione e delle proprie parole scomode, e quindi quasi sempre non accettate; uno stigma causato da quello che "dice la gente": è il rifiuto da parte del popolo amato da Dio di accettare veramente la sua legge, nonostante il Suo amore. Questo è un tema costante e centrale in tutta la Bibbia fin da Gn 1.
Gerico è simbolo di mancanza di fede e di peccato, ricordiamoci della caduta di Gerico

L'epilogo un po' favolesco simboleggia la morte: ovvero la conseguenza cui va incontro la non adesione alla legge di Dio; si tratta di una punizione, secondo la concezione marale del tempo in cui si credeva nel castigo, qui su questa terra, per i cattivi, mentre il premio per i buoni, questa morale è adoperata dal redattore deuteronomico per descrivere le conseguenze della ostinazione nel peccato; l’immagine delle orse che si avventano su dei giovani ragazzi, simboleggia il fatto che se una generazione è incredula e non pratica la virtù, trascina in rovina anche le nuove generazioni, e saranno proprio queste a pagare il prezzo più alto. Quindi la legge di Dio non va solo accettata e praticata, ma anche trasmessa.

C'è anche da dire senz'altro che il racconto è affetto da una concezione veterotestamentaria del peccato che si pensava si "trasmettesse" da padre in figlio (vedi ad esempio il libro di Giobbe). Ma questa concezione verrà definitivamente superata e ben compresa solo con il messaggio di Gesù Cristo e il mistero della testimonianza della Croce (interessante confrontare anche Gv 9,1-3).

Il testo è molto attuale. Oggi si parla molto di emergenza educativa in cui i giovani vengono visti "privi di valori", quando piuttosto sono gli adulti a non saper trasmettere loro le virtù con il buon esempio: evidentemente perchè neanche gli adulti le praticano, e neanche vogliono davvero crederci. La conseguenza di questo sono sotto gli occhi di tutti: basta parlare con un qualunque insegnate di scuola media o superiore circa la drammatica crisi morale, sentimentale, interrelazionale e affettiva che affligge pesantemente le nuove generazioni: metaforicamente diciamo che stanno incontrando gli orsi.

Nei secoli i linguaggi e modi di raccontare e trasmettere certi contenuti possono cambiare: ciò che rimane è il valore profondo del messaggio; è la Parola di Dio, che è sempre attuale; se non tiriamo fuori l'oggi dal testo biblico, a cosa ci serve?

Tre annotazioni.

Storicità
Non di tratta di un evento realmente accaduto, ma di un racconto metaforico con lo scopo dare un messaggio, oppure anche se questo fosse realmente un fatto storico, niente di strano, infatti vi erano gli orsi a quel tempo, tuttavia gli ebrei lo spiegavano non come un caso, ma sicuramente voluto da Dio, quindi interpretavano dei fatti storici in maniera teologica, che non ha niente a che fare con la realtà. Come si fa a dirlo? Studiando la mentalità orientale e soprattutto quella ebraica, sappiamo che venivano presi dei miti e delle leggende dei popoli vicini, queste venivano rielaborate a secondo del messaggio che si voleva trasmettere; i fatti storici, poi, venivano reinterpretati con la visione religiosa, ad esempio, un fatto realmente



accaduto come la distruzione di Gerico, le mura ciclopiche di Gerico furono distrutta da un incendio provocato dagli egiziani, oggi l'archeologo Lorenzo Nigro ha datato quelle mura e la loro distruzione, avvenuta secoli prima dello stanziamento delle tribù ebraiche, gli ebrei nell’apprendere queste notizie, tramandate da quei popoli che abitavano nei pressi, spiegavano che tale distruzione fu operata da Dio, perché sicuramente avevano peccato, ecco che Gerico è presa come simbolo di rifiuto alla fede nel Dio degli ebrei, allora inventarono la storia che a Gerico crollarono le mura, dopo aver fatto girare l’arca dell’alleanza per 7 volte attorno alle mura, ma dagli scavi risulta che Gerico abbia avuto delle mura ma distrutte dagli egiziani, in seguito ad un incendioe poi era scomparsa 3 o 4 secoli prima della venuta degli ebrei. Anche la storia di Adamo ed Eva è ormai chiaro che non è un fatto storico; come il diluvio universale; questo non intacca la validità rivelata del testo; Galileo e sant’Agostino dissero: "la Bibbia è fatta per andare in cielo, non dice come è fatto il cielo". Su questo abbiamo nel corso della storia fatto molta strada: grazie a Dio ci siamo liberati della gabbia storicistica che ammantava il libro della Genesi e grazie a questo
abbiamo meglio potuto comprendere il senso della Sacra Scrittura Rivelata.




Moralità
La morale è quella di quel periodo, molto primitiva. In un racconto spesso viene usato un linguaggio un po’ cruento, ma con lo scopo di rendere meglio la gravità del peccato.
Ad esempio la favola di “Cappuccetto rosso” il lupo mangia la nonna e cappuccetto rosso poi il cacciatore uccide con il fucile, perché era cacciatore, il lupo cattivo, poi lo apre in due, cioè lo squarta, e fa uscire la nonna e cappuccetto rosso. Notiamo la violenza in questa fiaba, sia sulle due persone, la nonna e cappuccetto rosso, ma anche l’uccisione del lupo e senza tanti complimenti, viene aperto in due per poter permettere alla nonna ed a cappuccetto rosso di uscire. Anche qui la morale è violenta, ma si adoperano immagini simboliche per descrivere la drammaticità.
Dei ragazzi si burlano di un profeta, il profeta li maledice, Dio uccide i ragazzi.
Dio uccide coloro che non credono ai suoi profeti.
Un Dio come questo come può essere considerato "buono", "misericordioso", "giusto"? Ma questo racconto ha assunto delle descrizioni cruente, dandono un altro significato, quello della vita e della morte, chi è nella vita? Ma chi è in comunione con Dio. Chi è nella morte? Chi non è in comunione con Dio, chi non lo accetta. L’autore di questo libro, per esprimere questa verità si è servito di questa immagine, per rendere meglio l’idea, per il suo tempo. Una interpretazione esclusivamente letterale che usa modelli e concetti moderni di lettura, del tutto diversi da quelli degli antichi quando è stato scritto quel libro. Inoltre l'AT va letto (per i cristiani almeno) alla luce del NT. Andare a caccia di "versetti" e "racconti" compromettenti e manipolarli per convincere delle contraddizioni è uno sport vecchio di secoli. Anche satana cita la scrittura, manipolandola, nella tentazione a Gesù nel deserto: la Scrittura può essere manipolata a piacere se la sua lettura non è guidata dallo Spirito.

Validità
C’è stata una evoluzione sul concetto di peccato nell'Antico e nel Nuovo Testamento ha trovato la sua completezza. La concezione del peccato che scaturisce dalla lettura del solo Antico Testamento é "incompleta" ed "acerba".
Perché questa incompletezza? Perché Dio non ha ispirato un Antico Testamento in cui la concezione del peccato fosse già completa?
La Bibbia non è stata scritta da Dio, e nemmeno è stata dettata da Dio, sotto ispirazione, ma la Bibbia è fondamentalmente un’opera di sapienza umana, che si andava ad evolversi nel tempo. Per l’ebreo tutti i pensieri e le azioni che può compiere, non sono frutto dell’uomo, come oggi noi possiamo dire quando pensiamo ad una cosa o componiamo un proverbio, ma per l’ebreo questi pensieri li ha messi in testa Dio. La Bibbia è ispirata da Dio, non nel senso che è stata dettata o sussurrata all’orecchio, ma è ispirata da Dio, perché ci parla di Dio, chi è Dio, come agisce Dio nella storia. La Bibbia è una riflessione su Dio e sul senso della vita, una meditazione sui grandi perché della vita. Pertanto la Bibbia ha per autore solo l’uomo, che è alla ricerca di Dio, ovviamente con tutte le imperfezioni del periodo storico di quel momento.
La morale della Bibbia è una morale umana, cioè è stato l’autore della Bibbia a trasmettere ciò che era giusto, moralmente, e ciò che era ingiusto moralmente, nessun Dio è mai apparso a dare elenchi di peccati o norme, ma è stato solo l’uomo, che ha creato la morale, secondo quello che reputava giusto ed il tutto, poi, lo attribuiva a Dio, come autore dei comandamenti.
In breve, l’autore della Bibbia, ha creduto che Dio fosse come lui lo pensava, quindi quell’immagine del Dio violento è solo una creazione ebraica, un Dio fatto ad immagine e somiglianza dell’uomo.
Così 2Re 2,23-25. si tratta di un insegnamento catechistico, che si è servito di un racconto con una morale che ne scaturisce è che un profeta offeso da dei ragazzi chiede e ottiene la punizione divina per essi. Il concetto di peccato o meglio di "male" nell' AT è ancora "incompleto". Diciamo che non era ancora chiarito completamente. L'uomo biblico si è interrogato a lungo sul "problema dell'esistenza del male" come nel libro di Giobbe. Nonostante questo il suo orientamento è sempre rimasto saldo verso Dio. Nella Bibbia ci sono vari "tentativi" di spiegare il male: due almeno erano più "in voga" durante l'ebraismo antico (se ne vedono traccia in vari libri della Bibbia):

1) in uno si tendeva a identificare il peccato con il peccatore: per distruggere il male bisognava distruggere anche il peccatore; ecco perchè alcuni salmi e passi biblici sembrano incitare alla violenza e alla guerra; era un modo di identificare il peccato con il peccatore; sarà solo Gesù a rivelare definitivamente che peccato e peccatore sono diversi ("chi è senza peccato scagli la prima pietra...")

2) un'altro riguarda il "problema dell'uomo giusto". Vedi libro di Giobbe: "pechè le disgrazie e il male capitano anche all'uomo giusto che rispetta la legge di Dio"? Allora si pensava che se ti capitava una disgrazia dovevi per forza aver fatto qualche peccato, che era la giusta punizione di Dio; ma siccome c'erano anche persone che sembravano così giuste e innocenti, ma nonostante questo gli capitano comunque delle disgrazie (per es. una povera vedova che gli muore l'unico figlio) allora si elaborò la teoria della "trasmissione" del peccato: voleva dire allora che qualche tuo antenato doveva aver commesso qualche peccato che i figli, di generazione in generazione, stavano scontando; ricapitolando: se hai fatto un peccato, allora la disgrazia è la punizione del peccato; altrimenti qualche tuo antenato ha fatto qualche peccato che tu devi scontare; queste erano le spiegazioni più gettonate difronte al problema dell'esistenza del male; ancora una volta sarà solo Gesù Cristo a svelare le cose come stanno veramente con un messaggio completamente rivoluzionario, che portava a compimento o completamento e dava senso a tutta la legge. Infatti quei passi biblici per noi così problematici si "svelano" interpretandoli alla luce di Cristo, che è la chiave di lettura di tutta la Scrittua, compreso l'AT: che in effetti, preso da solo, per un cristiano non ha molto senso.

Tutto questo è eminentemente spiegato nell'episodio evangelico del miracolo del cieco nato all'inizio di Giovanni 9 « Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.» ovvero che il male non è mandato da Dio, né per punire e né per mettere alla prova, ma da vedere ma deve essere superato facendo il bene: una rivoluzione radicalmente trasfigurante.