Libro IX°
Josafat riformatore
Libro IX:1 - I, I. - Allorché il re Josafat ritornò a Gerusalemme dalla alleanza con Achab, re degli Israeliti, al quale prestò aiuto nella guerra contro Adado, re dei Siri, come in precedenza abbiamo riferito, gli andò incontro il profeta Jehu rimproverandolo dell'alleanza conclusa con Achab, uomo irreligioso e cattivo. Dio, disse, era dispiaciuto per questo modo di procedere; tuttavia, nonostante questa mancanza, lo avrebbe liberato dai suoi nemici a motivo, disse, del suo buon carattere.
Libro IX:2 Il re perciò, prese a ringraziare Dio e ad offrire sacrifici. Poi iniziò a fare il giro di tutta la regione sotto il suo governo allo scopo di ammaestrare il popolo sia sulle leggi date da Dio per mezzo di Mosè sia sulla pietà a Lui dovuta;
Libro IX:3 in ogni città del suo regno stabilì dei giudici, e ordinò loro che nell'amministrazione della giustizia per le moltitudini non si curassero d'altro che della giustizia, non tenendo conto né di regali, né del rango di coloro che erano considerati superiori agli altri a motivo della ricchezza e della nascita, ma di dimostrare uguale giustizia verso tutti tenendo presente che Dio vede ogni cosa, anche ciò che si fa di nascosto.
Libro IX:4 Dati questi ammaestramenti in ogni città delle due tribù, fece ritorno a Gerusalemme e anche qui stabilì dei giudici tratti dai sacerdoti, dai Leviti e dai
personaggi più ragguardevoli tra il popolo e li spronò a decidere ogni caso con ponderazione e giustizia;
Libro IX:5 e, qualora avvenisse che, per differenze di giudizio in materia di grande importanza, cittadini di altre città ricorressero a loro, dovevano porre una grande diligenza per dare una decisione giusta in queste materie, poiché era corretto che nella città nella quale si trova il tempio di Dio e nella quale vi è la residenza del re, si dessero giudizi con cura speciale e ponderata giustizia.
Libro IX:6 A capo di costoro mise i sacerdoti Amasia e Zabadia, ambedue della tribù di Giuda. In tal modo il re sistemò gli affari.
Josafat contro Moabiti e Ammoniti
Libro IX:7 - 2. In quello stesso tempo mossero contro di lui i Moabiti e gli Ammoniti, che avevano un numeroso raggruppamento di Arabi e si accamparono a Engaddi, città situata sul lago Asfaltide, trecento stadi da Gerusalemme; in essa crescono palme bellissime e cespugli di balsamo.
Libro IX:8 Quando Josafat seppe che il nemico aveva attraversato il lago e aveva già invaso la regione sotto il suo dominio, ebbe paura; convocò il popolo di Gerusalemme per un incontro nel santuario, e in piedi, davanti al tempio pregò e scongiurò Dio affinché gli desse il potere e la forza di punire coloro che erano insorti contro di lui.
Libro IX:9 Poiché, disse, questa era stata la preghiera di coloro che Gli avevano edificato il santuario, che Egli proteggesse questa città e respingesse quanti osavano alzarsi contro di esso: ora erano là per spogliarli della terra che Egli aveva dato quale loro abitazione. Così pregando piangeva e con lui supplicava tutta la moltitudine con donne e bambini.
Libro IX:10 Ma un profeta, Jazelo, inoltratosi in mezzo all'assemblea, si volse alla moltitudine e al re, gridando che Dio aveva ascoltato le loro preghiere e aveva promesso che avrebbe combattuto contro i loro nemici; intimò al re che il giorno dopo guidasse l'esercito contro il nemico.
Libro IX:11 Il profeta lo avvertì di guidare il giorno appresso il suo esercito a incontrare il nemico, affermando che li avrebbe incontrati nella salita tra Gerusalemme ed Engadi, detta “Altura”; non avevano da impegnare il nemico per vedere come la Divinità avrebbe combattuto contro di loro, ma solo stare
tranquilli e vedere come la Divinità avrebbe combattuto contro di esso. Allorché il profeta disse queste cose, il re e la moltitudine si prostrarono a terra ringraziando Dio e adorandolo, mentre i Leviti seguitavano a lodare Dio con i loro strumenti.
Libro IX:12 - 3. Sul fare del giorno, il re si recò nel deserto situato al di sotto della città di Thecoa e disse alla moltitudine che bisognava credere a quanto detto dal profeta, e non schivarsi in battaglia, ma porre in capo i sacerdoti con le loro trombe e i Leviti con i cantori, e rendere grazie a Dio, come se Egli avesse già liberato la nostra regione dai nemici.
Libro IX:13 Il piano del re incontrò il loro consenso, ed essi fecero quanto era stato loro suggerito. Intanto Dio gettò tra gli Ammoniti paura e confusione ed essi, credendosi l'un l'altro nemici si uccisero, tanto che di quell'esercito così grande non ne scampò alcuno.
Libro IX:14 Quando Josafat pose lo sguardo sulla valle nella quale si era accampato il nemico, e la vide colma di cadaveri, si rallegrò del modo meraviglioso col quale Dio era venuto in suo aiuto, senza alcuna fatica da parte loro, avendo dato personalmente la vittoria. Poi lasciò al suo esercito via libera di saccheggiare il campo e spogliare i morti.
Libro IX:15 Per tre giorni si stancarono a spogliarli, tanta era la moltitudine degli uccisi. Nel quarto giorno, tutto il popolo si radunò in un luogo infossato come una valle, e benedisse la potenza di Dio e la sua assistenza; e da questa circostanza, il luogo trasse il nome di “Valle della Benedizione”.
Josafat, vittorioso, si allea col figlio di Achab
Libro IX:16 - 4. Di là condusse l'esercito a Gerusalemme ove per molti giorni rimase impegnato nella preghiera e nell'offerta di sacrifici. In seguito, quando la notizia della distruzione dei suoi nemici giunse alle orecchie delle nazioni straniere, tutte ne ebbero gran timore, come se di lì in avanti fosse evidente che Dio avrebbe combattuto al suo fianco. E così da allora Josafat godette di una splendida fama di persona giusta e pia verso la Divinità.
Libro IX:17 Fu amico anche del figlio di Achab, che regnava sugli Israeliti: a lui si associò nella costruzione di navi per la navigazione verso il Ponto e gli empori della Tracia; ma ci rimise ogni cosa perché le navi andarono distrutte a motivo della loro eccessiva grandezza: e questa è la ragione per cui abbandonò ogni
pensiero sulle navi. Così, dunque, fu lo stato delle cose sotto Josafat, re di Gerusalemme.
Ochozia, re, risiede in Samaria (852); Elia profeta
Libro IX:18 - II, I. - Intanto Ochozia, figlio di Achab, regnava sugli Israeliti e la residenza era in Samaria; era un uomo malvagio simile sotto ogni aspetto ai suoi genitori e a Jeroboamo che fu il primo a trasgredire le leggi, il primo che iniziò a fuorviare il popolo.
Libro IX:19 Ma dopo avere regnato per due anni, il re dei Moabiti gli si rivoltò cessando di pagare il tributo che prima aveva pagato a suo padre Achab. Accadde però che Ochozia, discendendo dal tetto di casa sua cadde e, ammalatosi, mandò ad Accaron dal dio Muia, questo era il nome del dio, per interrogarlo sulla eventualità della sua guarigione.
Libro IX:20 Ma il dio degli Ebrei apparve al profeta Elia e gli ordinò di andare incontro agli inviati (del re) interrogandoli se il popolo di Israele non avesse il suo proprio Dio, ché il re li aveva inviati a interrogare questo dio straniero sulla sua guarigione, e ordinasse loro di ritornarsene indietro e dire al re che non sarebbe guarito dalla sua infermità.
Libro IX:21 Elia eseguì quanto Dio gli aveva ordinato, e quando i messi udirono le sue parole, se ne ritornarono subito dal re. Al quale, meravigliato della celerità del loro ritorno, esposero la ragione del loro ritorno dicendo di avere incontrato un uomo che li aveva messi in guardia dal proseguire oltre ordinando di “ritornare e dirti per ordine del Dio di Israele che la tua infermità peggiorerà”.
Libro IX:22 Quando il re ordinò loro di dare qualche contrassegno dell'uomo che aveva detto questo, dissero che era uno peloso con ai fianchi una cintura di cuoio. Da questo comprese che l'uomo descritto dai messi era Elia, e mandò un ufficiale con cinquanta soldati, con l'ordine di condurglielo dinnanzi.
Libro IX:23 L'ufficiale inviato trovò Elia seduto in cima a una collina e gli ordinò di scendere e andare dal re asserendo che così egli aveva ordinato; in caso di rifiuto lo avrebbe costretto con la forza. Ma Elia gli rispose che, a prova di essere un vero profeta, avrebbe pregato che dal cielo cadesse fuoco e distruggesse sia lui che i suoi soldati: pregò, e un globo di fuoco piombò consumando sia l'ufficiale sia quelli che erano con lui.
Libro IX:24 Quando fu riferita al re la strage di costoro, egli, irritato, mandò contro Elia un altro ufficiale con lo stesso numero di soldati della prima volta; e anche questo minacciò il profeta che lo avrebbe costretto con la forza, qualora avesse rifiutato di scendere di sua volontà; Elia pregò contro di lui, e un fuoco lo distrusse come il primo ufficiale.
Libro IX:25 Saputo quanto era accaduto anche a questo, il re ne inviò un terzo; questa volta però era persona prudente e d'indole mansueta: giunto nel posto ove Elia si trovava, si rivolse a lui in modo cortese dicendo che egli ben conosceva come non fosse venuto di sua volontà, ma in ottemperanza all'ordine del re, come erano giunti quelli venuti prima di lui per lo stesso motivo. Lo pregò di avere pietà di lui e dei soldati che erano con lui, di scendere giù e di accompagnarlo dal re.
Libro IX:26 Elia approvò le sue parole e le sue maniere cortesi, venne giù e lo seguì. Giunto alla presenza del re, profetò e gli rivelò quanto Dio gli aveva manifestato: “Siccome non ti sei curato di me quasi che io non fossi Dio, e non sapessi predirti la verità in merito alla tua infermità, ma hai inviato a interrogare il dio di Accaron per sapere da lui l'esito dell'infermità, sappi che tu ne morirai”.
Joram, re delle dieci tribù di Israele (852-841)
Libro IX:27 - 2. Dopo breve tempo il re morì, come Elia aveva predetto; gli succedette nel regno suo fratello Joram, perché egli non aveva figli. Per scelleratezza, questo Joram era proprio uguale a suo padre Achab; regnò venti anni mostrando ogni genere di sregolatezze e di empietà verso Dio: trascurò infatti il Suo culto e venerò dei stranieri. Fu anche un uomo intraprendente in altre cose.
Libro IX:28 Intorno a quel tempo Elia scomparve di tra gli uomini; e a tutt'oggi nessuno ne conosce la fine. Lasciò dopo di sé un discepolo, Elissaio, del quale abbiamo già parlato. Su Elia e su Enoch, vissuto prima del diluvio, nei libri sacri sta scritto che divennero invisibili; e però nessuno sa della loro morte.
Alleanza di Joram con Josafat contro Moab
Libro IX:29 - III, I. Quando Joram salì al trono decise di fare guerra contro il re dei Moabiti di nome Meisa, perché, come abbiamo detto in precedenza, dopo
avere pagato il tributo a suo padre Achab, si era ribellato al fratello di Joram; il tributo ammontava a duecentomila pecore con la loro lana.
Libro IX:30 Raccolte le proprie forze, inviò da Josafat, che fin da principio era stato buon amico di suo padre, a domandargli di essergli alleato nella guerra che era in procinto di scatenare contro i Moabiti ribellatisi al suo regno; Josafat non solo promise la sua assistenza, ma promise di obbligare il re degli Idumei, soggetto alla sua autorità, a unirsi a lui nella campagna.
Libro IX:31 Ricevute da parte di Josafat queste assicurazioni di assistenza, Joram prese l'esercito e andò a Gerusalemme ove fu accolto con magnificenza dal re di Gerusalemme: fu allora che decisero di andare contro i nemici passando attraverso il deserto dell'Idumea; essi non avrebbero aspettato, infatti, un attacco da questa strada. I tre re - il re della Città, il re degli Israeliti e il re dell'Idumea - partirono, dunque, da Gerusalemme.
Libro IX:32 Compiuti i giri della strada per sette giorni, si trovarono con insufficienza d'acqua per gli animali e per l'esercito, perché, per errore, le loro guide avevano smarrito la strada, e così si trovarono tutti in stato pietoso, soprattutto Joram che, nel dolore, elevò la voce a Dio, dicendo: “Di qual colpa ci fai carico per mettere tre re nelle mani del re dei Moabiti senza combattere?”.
Libro IX:33 Ma Josafat, persona giusta, lo confortò dicendogli di inviare nell'accampamento per sapere se con essi fosse venuto qualche profeta di Dio, “di modo che per mezzo suo si potesse sapere da Dio che cosa si doveva fare”. Un domestico di Joram disse di avere visto che c'era un discepolo di Elia, Elissaio, figlio di Safat; dietro il consiglio di Josafat, i tre re andarono da lui.
Consulto con il profeta Elissaio
Libro IX:34 Quando giunsero alla tenda del profeta - questi si era attendato fuori dell'accampamento - presero a interrogarlo, soprattutto Joram, su che cosa ne sarebbe stato dell'esercito. E allorché egli rispose di non annoiarlo, ma andasse piuttosto a interrogare i profeti di suo padre e di sua madre, perché quelli, disse, erano veri profeti, il re lo supplicò di profetare e salvarli.
Libro IX:35 Egli giurò davanti a Dio che non gli avrebbe risposto se non fosse stato per Josafat, persona santa e giusta; e quando gli fu condotto un uomo abile a suonare l'arpa che lui stesso aveva chiesto, al suono dell'arpa, divenuto ispirato, ingiunse al re di scavare molte fosse nel greto del torrente
Libro IX:36 “perché, aggiunse, senza nebbia, né vento, né pioggia, vedrete il torrente pieno d'acqua di modo che ne berranno a sazietà il vostro esercito e le vostre bestie. Da Dio non riceverete soltanto questo, ma vincerete anche i nemici e prenderete le più belle e fortificate città dei Moabiti, taglierete i loro alberi da frutta, devasterete la loro regione, chiuderete le loro sorgenti e i fiumi”.
Libro IX:37 - 2. Così parlò il profeta; e il giorno appresso prima che sorgesse il sole, il torrente fu inondato da molta acqua, poiché avvenne che nella regione dell'Idumea, distante tre giorni di strada, Dio aveva mandato pioggia in quantità, sicché l'esercito e le bestie ebbero tale abbondanza d'acqua da berne a volontà.
Libro IX:38 Quando i Moabiti seppero che tre re erano in marcia contro di loro e avanzavano lungo il deserto, il loro re radunò l'esercito e ordinò di impiantare il campo lungo il confine per evitare che il nemico attraversasse la frontiera senza che essi se ne accorgessero.
Libro IX:39 Intanto al sorgere del sole vedendo che l'acqua del torrente, non lontano dalla frontiera moabita, aveva il colore del sangue, infatti proprio in quel momento appariva singolarmente rossa per i raggi del sole, essi ebbero una falsa opinione sul nemico supponendo che si ammazzassero l'un l'altro per la sete, e che il fiume rosseggiasse per il loro sangue.
Libro IX:40 Immaginando che così stessero le cose, domandarono al loro re di depredare il campo nemico e, correndo tutti fuori come verso un bottino che attendeva soltanto di essere raccolto, giunsero al campo supponendo che i nemici fossero tutti morti. Ma allorché le loro speranze apparvero false, perché dei nemici li avevano circondati, e alcuni erano fatti a pezzi e altri dispersi fuggivano nella propria regione,
Libro IX:41 i re invasero la terra dei Moabiti, demolirono le città, saccheggiarono le loro campagne, le ricoprirono di ghiaia tolta dai torrenti, tagliarono le piante più belle, turarono le sorgenti d'acqua, e rasero al suolo le loro mura.
Libro IX:42 Ma il re dei Moabiti stretto gravemente d'assedio, vedendo che la città era in grave pericolo di essere presa d'assalto, decise di compiere una sortita a cavallo con settecento dei suoi, cavalcando attraverso il campo nemico verso la parte ove credeva che le sentinelle lo lasciassero passare: fece il tentativo, ma non gli riuscì di fuggire, perché capitò in un settore ben custodito.
Il re di Moab sacrifica il primogenito
Libro IX:43 Ritornò allora in città, tentò un'azione disperata, propria di una impellente terribile necessità: portò sulle mura il suo figlio primogenito, quello che doveva regnare dopo di lui, e così, visto da tutti i nemici, lo consacrò in olocausto al suo dio. I re, vistolo, ebbero compassione di lui in tale estrema necessità e, mossi da un sentimento di umanità e di pietà, tolsero l'assedio e ognuno se ne tornò a casa.
Libro IX:44 Josafat andò a Gerusalemme e visse in pace; ma dopo questa campagna visse soltanto poco, morendo all'età di sessant'anni, venticinque dei quali furono di regno. Ebbe a Gerusalemme una sepoltura magnifica, perché veramente emulò le azioni di Davide.
Joram (848-841) succede a Josafat
Libro IX:45 - IV, I. - Lasciò un buon numero di figli, ma come successore nominò il primogenito, Joram, che portava lo stesso nome del fratello di sua moglie, che regnava sugli Israeliti, e figlio di Achab.
Libro IX:46 Quando il re degli Israeliti ritornò da Moab in Samaria aveva con sé il profeta Elissaio, le cui gesta voglio descrivere perché sono gloriose e degne di essere tramandate. Così come le abbiamo nei sacri libri.
Attività profetica di Elissaio
Libro IX:47 - 2. Questi narrano che, andata da lui la moglie di Obedia, amministratore di Achab, gli disse di non ignorare come suo marito avesse salvato la vita dei profeti che stavano per essere uccisi dalla moglie di Achab, Jezabela, poiché, disse, un centinaio era stato sostentato da lui con denaro preso a prestito e li aveva mantenuti nascosti; ora dopo la morte del marito sia lei che i figli erano condotti in schiavitù dai creditori. Per questa benemerenza del marito, lei pregava che egli avesse pietà di lei e le prestasse qualche soccorso.
Libro IX:48 Interrogata su che cosa avesse in casa, rispose di non avere nulla all'infuori di un po' d'olio in una giara. Il profeta le ordinò di andare dalle vicine a domandare in prestito molti vasi vuoti, poi di chiudere le porte di casa sua e versare un po' d'olio in ognuno, perché Dio, disse, li avrebbe riempiti.
Libro IX:49 La donna fece quanto le era stato ordinato, raccomandò ai figli di portarle ogni vaso, e quando tutti furono pieni, e nessuno era rimasto vuoto, lei si recò dal profeta e gli disse ogni cosa.
Libro IX:50 Egli le suggerì di andare a vendere l'olio e pagare ai suoi creditori quanto doveva, e tenere l'olio che sarebbe rimasto per il nutrimento dei figli. In questo modo Elissaio liberò la donna dai debiti e la tolse dalle angherie dei creditori.
Libro IX:51 - 3. Elissaio mandò subito ad avvertire Joram affinché si guardasse bene da quel luogo nel quale stavano appiattati alcuni Siri aspettando di ucciderlo. Così il re, obbedendo alle parole del profeta, non andò a caccia.
Libro IX:52 Visto l'insuccesso del suo complotto, Adado, pensando che i suoi uomini avessero rivelato a Joram il suo agguato si innervosì: li fece chiamare, disse loro che erano traditori dei suoi segreti, li minacciò di morte qualora avessero rivelato al nemico l'attentato (alla vita di Joram) che egli aveva affidato soltanto ad essi.
Libro IX:53 Uno però dei presenti gli disse che la sua impressione era falsa e che non doveva sospettare che avessero manifestato al nemico l'invio di una missione per ucciderlo; piuttosto, doveva sapere che il profeta Elissaio gli aveva manifestato ogni cosa informandolo dei disegni di Adado; allora ordinò di inviare uomini per sapere in quale città si trovava Elissaio.
Libro IX:54 E gli inviati ritornarono e riferirono che si trovava in Dothain. Adado inviò allora in quella città una forza considerevole con cavalli e carri per prendere Elissaio. Costoro, di notte, circondarono la città e la posero sotto sorveglianza; sul fare del giorno il servo del profeta venne a conoscenza di questo e del fatto che il nemico cercava di arrestare Elissaio, corse da lui con grida di allarme e l'informò di ogni cosa.
Libro IX:55 Ma il profeta incoraggiò il servo dicendogli di non temere e pregò Dio, col quale era alleato, perciò sprizzava il pericolo e non sentiva la paura, di manifestare, per quanto possibile, il Suo potere e presenza al servo affinché riprendesse speranza e coraggio. Dio ascoltò le preghiere del profeta e concesse al suo servo la visione di una quantità di cavalli e di carri intorno ad Elissaio, così che abbandonò il proprio timore e prese coraggio alla vista di quella che pareva una schiera di alleati.
Libro IX:56 Dopo di ciò, Elissaio supplicò Dio di accecare gli occhi dei nemici, di stendere attorno a loro una foschia che impedisse loro di vederlo. Quando questo si realizzò, egli andò in mezzo ai nemici e domandò loro chi erano andati a cercare. Alla risposta: “Il profeta Elissaio!” egli promise che l'avrebbe consegnato loro, perché lo seguissero nella città ove si trovava.
Libro IX:57 Così, ottenebrando Dio i loro occhi e la loro mente marciavano con gran voglia in compagnia del profeta. Quando Elissaio li fece giungere in Samaria, il profeta diede ordine al re Joram di far chiudere le porte e di accerchiare i Siri con il suo esercito; pregò Dio di aprire gli occhi al nemico e rimuovere la foschia da davanti a loro; ma, liberati dalla loro cecità videro che si trovavano in mezzo ai loro nemici.
Libro IX:58 Allora i Siri, com'è naturale, si trovarono molto sbalorditi e perplessi di fronte a un evento così divino e prodigioso. Il re Joram domandò al profeta se il suo ordine era che fossero abbattuti, ma Elissaio vietò di agire così; disse che era ben giusto uccidere quanti si catturavano con la legge di guerra, ma costoro non avevano compiuto alcun danno alla sua regione, ed erano giunti là, senza saperlo, (portati) dalla potenza di Dio.
Libro IX:59 Lo consigliò, anzi, di offrire loro ospitalità e cibo e di rimandarli incolumi. E obbedendo al profeta, Joram offrì ai Siri uno splendido e generoso banchetto e li inviò perché tornassero dal loro re Adado.
Libro IX:60 - 4. Ritornati, informarono di quanto accaduto, e Adado, sbalordito dall'evento e dalla manifestazione del Dio degli Israeliti e della Sua potenza, e anche dal profeta al quale era apparsa la Divinità in modo evidente, e così anche per timore di Elissaio, deliberò di non fare più segrete macchinazioni contro la vita del re degli Israeliti; decise invece di combattere apertamente, credendo di poter vincere il nemico col numero e la forza del suo esercito.
Libro IX:61 Schierò così un grande esercito contro Joram, il quale non si credette sufficientemente forte per combattere contro i Siri, si chiuse in Samaria, affidandosi alla potenza delle sue mura. Adado, che pensava di prendere la città se non con le macchine militari, costringendo almeno a patti i Samaritani con la fame e con la mancanza di provviste, mosse contro i suoi uomini e assediò la città.
La fame in Samaria
Libro IX:62 Le necessarie provviste di Joram erano ridotte al punto che, per l'eccessiva mancanza di cibo, una testa di asino era venduta a ottanta pezzi d'argento di Samaria, e gli Ebrei pagavano cinque pezzi d'argento per un sextario di sterco di colombe usato per sale.
Libro IX:63 E Joram era in continuo timore che, per la fame, qualcuno desse la città in mano ai nemici; perciò ogni giorno visitava le mura della città e le sentinelle, osservando bene che nessun nemico fosse ammesso in città per prevenire, con la sua presenza e le sue precauzioni, che qualcuno potesse anche solo volere una simile cosa, o la mandasse a effetto, qualora avesse concepito un tale piano.
Cannibalismo di due donne israelite
Libro IX:64 Accadde che una donna gridasse “despota, pietà!”: egli si adirò, pensando che lei gli chiedesse del cibo o qualcosa del genere, e invocò su di lei la maledizione di Dio, dicendo che non aveva né aie né torchi per soddisfare in qualche modo le sue invocazioni.
Libro IX:65 Lei replicò che non abbisognava di nulla riguardo a queste cose né lo infastidiva per il cibo, ma lo supplicava per il suo caso contro un'altra donna; e quando egli le ordinò di parlare e di esporre ciò di cui aveva bisogno, lei disse di avere fatto un accordo con una donna sua vicina e amica: stante le condizioni di miseria e di fame, la vita era diventata impossibile, ed esse si erano obbligate a porre fine ai loro figli - ognuna aveva un figlio - e “noi eravamo d'accordo di provvedere il cibo all'altra un giorno per una”;
Libro IX:66 io per prima uccisi mio figlio, e il giorno appresso tutte e due lo mangiammo; adesso lei non vuole fare lo stesso e ha rotto l'accordo, nascondendo suo figlio”.
Libro IX:67 All'udire questo Joram, profondamente indignato, si strappò le vesti e gridò pieno di spavento; poi, colmo d'ira contro il profeta Elissaio, lo voleva morto perché non aveva chiesto a Dio che desse loro una via d'uscita e uno scampo dai mali che li circondavano, e mandò subito un uomo a tagliargli la testa;
Libro IX:68 costui corse subito a farla finita col profeta.
Sdegno del re e tentativo di uccidere
il profeta Elissaio
Ma Elissaio non ignorava lo sdegno del re: seduto in casa sua, in mezzo ai discepoli, li avvertiva che Joram, figlio di un omicida, aveva mandato uno a decapitarlo.
Libro IX:69 “Voi, però, quando giungerà quello che ha ricevuto quest'ordine, state attenti a fermarlo sull'uscio, insistete nel respingerlo e non lasciate che oltrepassi la porta, poiché il re lo seguirà venendo qui da me, avendo cambiato idea”. Così, allorché giunse l'uomo mandato dal re per eliminare Elissaio essi fecero come era stato loro ordinato.
Libro IX:70 Intanto Joram, pentitosi della sua collera contro il profeta e temendo che colui che aveva inviato a ucciderlo avesse già proceduto alla esecuzione, corse per impedire l'omicidio e salvare il profeta. Quando giunse, Elissaio lo rimproverò perché non aveva chiesto a Dio la liberazione dalle loro presenti disgrazie, e perché aveva un contegno così indifferente, mentre essi ne erano distrutti.
Libro IX:71 Elissaio promise che il giorno appresso, alla stessa ora nella quale il re era venuto da lui, vi sarebbe stata una grande abbondanza di cibo, e che al mercato due sata di orzo si venderanno a un siclo, e un saton di fior di farina a un siclo.
Libro IX:72 Queste promesse mutarono in gioia i sentimenti di Joram e dei presenti, poiché non esitarono a credere al profeta, convinti della sua veridicità dalle precedenti esperienze; anzi l'attesa del giorno (dell'abbondanza) fece sembrare loro leggeri sia il bisogno che la miseria di quel giorno.
Libro IX:73 Ma il comandante della terza parte (della milizia) amico del re e che allora sosteneva il re che a lui si appoggiava, disse: “Profeta, tu ci conti delle cose incredibili. Come è impossibile che Dio faccia piovere dal cielo cataratte di orzo e di fior di farina, così è impossibile che accadano le cose delle quali hai parlato”. E il profeta a lui: “Tu vedrai l'avvento di queste cose a quel termine, tu però non avrai parte nelle cose che avverranno”.
I cinque lebbrosi di Samaria
Libro IX:74 - 5. E veramente le cose accaddero come aveva predetto Elissaio. In Samaria c'era una legge secondo la quale chi avesse avuto la lebbra e non si fosse purificato da tale infermità, doveva abitare fuori della città. C'erano quattro uomini che appunto per questa ragione abitavano fuori delle porte; ma, siccome più nessuno portava loro il cibo
Libro IX:75 stante l'estrema carestia e siccome dalla legge era loro vietato entrare in città, pensarono che anche se fosse loro concesso di entrare, sarebbero miseramente periti a motivo della carestia, e sarebbero sottomessi alla stessa sorte se rimanevano là; decisero di consegnarsi al nemico; speravano che, se avesse risparmiato loro la vita, sarebbero vissuti li, e se li avesse uccisi sarebbero morti senza tante sofferenze.
Libro IX:76 Approvato concordemente questo piano, di notte, si recarono all'accampamento nemico. Ora Dio aveva già iniziato a combattere e a mettere scompiglio tra i Siri, e a fare sentire alle loro orecchie lo schiamazzo dei carri e dei cavalli come se si avvicinasse un esercito; e questo sospetto si fece sempre più vicino a loro.
Libro IX:77 Finalmente ne divennero così impressionati, che lasciarono le tende e corsero da Adado asserendo che Joram, il re degli Israeliti, aveva ingaggiato come alleati sia il re dell'Egitto che il re delle isole, e li stava guidando contro di loro, poiché, asserivano, potevano udire lo strepito provocato dal loro appressarsi.
Fuga dei Siri
Libro IX:78 Essi parlavano in questi termini, e Adado ascoltava attentamente; in verità le sue orecchie erano già state colpite dagli stessi suoni che udiva il popolo; fu allora che, abbandonando sul campo cavalli, giumenti e innumerevoli ricchezze, si diedero alla fuga in disordine e confusione.
Libro IX:79 E i lebbrosi che avevano abbandonato la Samaria per il campo dei Siri, come abbiamo detto poc'anzi, giunsero all'accampamento e osservarono la grande quiete e il silenzio che c'era; quando entrarono, corsero a una tenda e, vedendo che non c'era nessuno, mangiarono e bevvero in gran fretta e asportarono dall'accampamento abiti e oro in quantità, che nascosero;
Libro IX:80 entrati in un'altra tenda, nello stesso modo asportarono quanto vi si trovava: fecero per quattro volte la stessa cosa, senza incontrare proprio
nessuno. Congetturarono che il nemico si fosse ritirato e accusarono se stessi di colpa per non avere riferito il fatto a Joram e ai cittadini.
Libro IX:81 Giunsero così alle mura di Samaria e, chiamate le sentinelle, manifestarono quanto era avvenuto ai nemici; a loro volta, esse annunziarono la notizia alle guardie del re, dalle quali ne ebbe notizia Joram, e radunò gli amici e i comandanti.
Libro IX:82 Quando giunsero, li informò del suo sospetto che la ritirata del re siro fosse una frode e un trucco: “Disperando di vincervi con la fame, diede l'ordine che, quando noi fossimo usciti a depredare il loro accampamento, pensando che fossero fuggiti, essi attaccassero improvvisamente i nostri, per ucciderli e prendere la città senza combattere; vi esorto perciò di fare una buona guardia, e non attaccare per nessun motivo, pensando di essere fuori pericolo per la ritirata dei nemici”.
Libro IX:83 Qualcuno prese a dire che il re era sospettoso e prudentissimo; tuttavia egli giudicò saggio mandare almeno due dei suoi soldati a cavallo per ispezionare tutta la regione fino al Giordano, affinché, qualora cadessero nei lacci dei nemici e fossero uccisi, potevano rappresentare una protezione per l'esercito contro una fine del genere nel caso di un'incauta avanzata; aggiunse ancora: “Se fossero presi dai nemici e uccisi, i cavalieri sarebbero da aggiungere ai periti per la carestia”.
Libro IX:84 Il piano piacque al re e inviò gli esploratori. Costoro trovarono che nella strada da loro percorsa non v'erano nemici, ed era invece piena di abbondanti provviste e armi gettate via affinché non fossero di impedimento alla fuga. Il re, quando seppe questo, lasciò che la folla si desse al saccheggio di quanto era stato abbandonato nell'accampamento.
Libro IX:85 I vantaggi non furono pochi né di poco conto: presero molto oro e molto argento, armenti e greggi d'ogni qualità, inoltre si impadronirono di tale quantità di frumento e di orzo che non avrebbero neppure sognato. In tal modo si tolsero da dosso le precedenti miserie ed ebbero una tale abbondanza che due sata di orzo si vendevano per un siclo, e un sato di fior di farina per un siclo, conforme alla profezia di Elissaio: il sato, poi, equivale a un moggio e mezzo italiano.
Libro IX:86 Il solo che non godette di questi beni fu il comandante della terza divisione, perché era stato posto dal re di guardia alla porta per frenare l'eccessivo impeto della folla, affinché non corresse il rischio che, urtandosi l'uno
con l'altro, vi fossero degli schiacciati e dei morti: egli stesso subì questa sorte e morì in questo modo, come aveva predetto Elissaio quando solo quest'uomo, fra tutti, si rifiutò di credere a quando aveva detto a proposito dell'abbondanza di approvvigionamenti che sarebbe venuta.
Adado invia Azael per consultare Elissaio
Libro IX:87 - 6. Adado, re dei Siri, fuggì a Damasco; ma quando seppe che era stata la Divinità a gettare sia lui sia tutto il suo esercito in quel terrore e sbigottimento, e che questi non erano sorti a motivo della superiorità dell'esercito nemico, ebbe profonda tristezza di essere dispiaciuto a Dio, e cadde gravemente malato.
Libro IX:88 E proprio in quel tempo il profeta Elissaio aveva lasciato la casa e si era recato a Damasco; Adado non appena lo seppe, gli mandò Azael, il più fidato dei domestici, a portargli dei doni con l'ordine di interrogare il profeta in merito alla sua infermità, e domandargli se avesse scampato il malanno che l'aveva colpito.
Libro IX:89 Con quaranta cammelli carichi dei più belli e costosi doni che si potessero trovare a Damasco e nella reggia, Azael andò a incontrare Elissaio; dopo averlo salutato in modo assai cortese, gli disse di essere stato inviato dal re Adado a offrirgli doni e a interrogarlo in merito alla sua infermità, se si sarebbe ripreso.
Libro IX:90 Il profeta gli ordinò di non annunziare al re cattive notizie, affermò, però, che sarebbe morto. Ma siccome il domestico del re si era rattristato per la notizia, Elissaio iniziò a gridare e versare molte lacrime, prevedendo i grandi mali che avrebbero colto il popolo dopo la morte di Adado.
Libro IX:91 E quando Azael gli domandò perché fosse così sconvolto: “Grido, disse, per pietà della moltitudine degli Israeliti, per le sfortune che dovranno sostenere per causa tua. Tu, infatti, ucciderai i loro uomini migliori, incendierai le città più forti, e tu ne ucciderai i bambini gettandoli contro i sassi e sventrerai le loro donne incinte”.
Libro IX:92 E alla domanda: “Qual forza mi sarà mai data per compiere queste grandi cose?”. Egli rispose che Dio gli aveva rivelato che Azael sarebbe diventato re della Siria. Così, ritornato da Adado, Azael gli diede buone notizie
in merito alla sua infermità, ma il giorno appresso gli gettò sopra una rete bagnata e lo uccise per strangolamento;
Libro IX:93 poi ne prese il potere; uomo di grande attività, godeva di molto favore sia da parte dei Siri sia da parte del popolo di Damasco; fino ai nostri giorni sia Adado, sia Azael, suo successore, sono venerati come dèi per la loro beneficenza e per i templi da loro eretti con i quali abbellivano la città di Damasco.
Libro IX:94 Ogni giorno si fanno processioni in onore di questi re e a gloria della loro antichità, non sapendo che questi re sono piuttosto recenti e vissero meno di mille e cento anni addietro. Quando Joram, il re degli Israeliti, seppe della morte di Adado, prese fiato dopo i timori e l'agitazione che aveva passato per lui, e salutò con gioia la pace.
Joram di Giuda e la regina Othlia
Libro IX:95 - V, I. - Joram, il re di Gerusalemme, anche questo, come abbiamo detto sopra portava lo stesso nome, non appena ebbe il potere, procedette alla strage dei suoi fratelli e degli amici di suo padre che erano anch'essi dei capi, dando inizio e risalto alla sua iniquità; e in nulla si scostò dai re del popolo che, primi, violarono le norme degli Ebrei e il culto di Dio.
Libro IX:96 Colei che gli insegnò a compiere il male in così tante maniere, specialmente nella venerazione di dèi stranieri, fu la figlia di Achab, Othlia, che lo aveva sposato. Dio, a motivo della promessa fatta a Davide, non volle distruggere la sua discendenza, nonostante Joram non lasciasse passare giorno senza inventare qualche nuova forma di empietà e di violazione delle tradizioni del paese.
Rivolta dagli Edomiti
Libro IX:97 Fu intorno a quel periodo che gli Idumei gli si ribellarono, uccisero il loro re che ubbidiva al padre di Joram e misero un re scelto da loro; col suo corpo di cavalieri e di carri, Joram entrò nell'Idumea di notte e distrusse quelle popolazioni che erano vicine al confine del suo regno, ma non andò oltre.
Libro IX:98 Da ciò non trasse alcun vantaggio, perché gli si ribellarono tutti, compresi quelli che abitavano la regione detta Labina. Ed egli fu così fuori senno
da obbligare il popolo a recarsi nelle parti più alte delle montagne a venerare dèi stranieri.
Lettera del profeta Elia
Libro IX:99 - 2. Mentre in questo modo, nel totale disprezzo delle leggi della sua regione, gli fu consegnata una lettera da parte del profeta Elia, che lo informava come Dio gli avrebbe inflitto una punizione severa perché, invece di imitare i suoi padri, seguiva l'esempio empio dei re d'Israele, e aveva costretto la tribù di Giuda e i cittadini di Gerusalemme ad abbandonare il loro Dio nazionale e a venerare idoli, proprio come Achab aveva costretto gli Israeliti;
Libro IX:100 anche perché aveva, con i suoi fratelli, fatto fuori e ucciso persone buone e giuste. La pena però che aveva da pagare per tutte queste offese, il profeta gliela indicava in questa lettera, cioè la distruzione del suo popolo, la rovina delle sue mogli e dei figli.
Libro IX:101 Ed egli stesso sarebbe perito di malattia intestinale dopo un lungo periodo di tormenti quando, per l'eccessivo disfacimento delle sue interiora, sarebbero fuoriuscite le sue viscere ed egli avrebbe visto le sue miserie incapace di soccorrere se stesso e in tal modo sarebbe morto miseramente. Queste erano le cose che Elia gli diceva nella lettera.
Sfortuna e morte di Joram
Libro IX:102 - 3. Di lì a poco un esercito di Arabi confinanti con l'Etiopia, e di altre nazioni, invase il regno di Joram e saccheggiarono il paese e la casa del re, e così scannarono i suoi figli e le mogli. Scampò solo uno dei suoi figli, di nome Ochozia, sfuggito ai nemici.
Libro IX:103 Dopo questa calamità, travagliato per lungo tempo dal morbo predettogli dal profeta, la Divinità infatti, nella Sua collera, lo colpì al ventre, perì miseramente guardando uscire fuori le sue viscere. E il popolo ne disonorò, con indegnità, anche il cadavere;
Libro IX:104 ragionando, suppongo, che uno che, per la collera di Dio era morto in quella maniera, non meritava la forma di funerali dovuta ai re: non lo seppellirono nelle tombe dei suoi padri, né gli tributarono alcun altro onore, e lo sotterrarono come un uomo qualsiasi; aveva l'età di quaranta anni e otto anni di regno. E il popolo di Gerusalemme passò il comando a suo figlio Ochozia.
Joram re d'Israele attacca i Siri della Galadite
Libro IX:105 - VI, I. - Morto Adado, il re degli Israeliti Joram sperava di prendere ai Siri la città di Aramatha nella Galadite e, dopo grandi preparativi, mosse contro di essa; ma durante l'assedio fu colpito da uno dei Siri e, sebbene la ferita non fosse mortale, si ritirò nella città di Jezarela per fare medicare quivi la sua ferita, lasciando, nel frattempo, tutto l'esercito con il suo comandante Jehu, figlio di Nemesaio: questi l'aveva già presa d'assalto.
Elissaio manda un discepolo a ungere Jehu
re di Israele
Libro IX:106 Era sua intenzione seguitare la guerra contro i Siri dopo la cura. Ma il profeta Elissaio gli mandò un suo discepolo al quale aveva consegnato l'olio santo affinché a Aramatha ungesse Jehu e gli dicesse che la Divinità l'aveva scelto come re; gli aggiunse pure altre istruzioni da impartire e gli ingiunse di compiere il viaggio come un fuggitivo affinché la sua partenza di là non fosse vista da alcuno.
Libro IX:107 Quando giunse nella città, trovò Jehu seduto tra i comandanti dell'esercito, come gli aveva predetto Elissaio, e, fattosi innanzi, gli disse che desiderava parlargli di certi argomenti;
Libro IX:108 quando Jehu si alzò e lo seguì in una camera interna, il giovane prese l'olio, lo versò sul suo capo, dicendo che Dio l'aveva scelto come re per sterminare la stirpe di Achab e vendicare il sangue dei profeti che erano stati uccisi ampiamente da Jezabela,
Libro IX:109 affinché la loro casa fosse diverta alla radice come era già avvenuto di quella di Jeroboamo, figlio di Nabataio, e di quella di Basa, e della famiglia di Achab non restasse più né rampollo né discendenza. Dette queste cose si dileguò dalla camera interna facendo attenzione di non essere visto da alcuno di quelli dell'esercito.
L'esercito acclama re Jehu (841-814)
Libro IX:110 - 2. Ma Jehu uscì e giunse al luogo ove prima si trovava seduto con i comandanti. E quando questi l'interrogarono con insistenza affinché dicesse perché il giovane era venuto da lui, aggiungendo che era un folle, egli rispose:
“Veramente, voi giudicate bene, perché le parole che mi ha detto sono quelle di un pazzo”.
Libro IX:111 Ed essi si accesero maggiormente dalla voglia di sentirle e lo supplicarono di parlare; perciò disse che il giovane gli aveva detto che Dio l'aveva scelto come re dei molti. Detto questo, ognuno si tolse le vesti, le stese ai suoi piedi e, al suono delle trombe, proclamarono Jehu re.
Libro IX:112 Ed egli, adunato l'esercito, si preparava a marciare contro Joram nella città di Jezarela, dove, come abbiamo detto prima, si trovava per curare la ferita avuta nell'assedio ad Aramathe. Casualmente, quivi si trovava Ochozia, re di Gerusalemme, venuto da Joram perché, come abbiamo detto prima, figlio di sua sorella: a motivo della parentela, era venuto a vedere come stava la ferita.
Libro IX:113 Jehu, volendo giungere all'improvviso su Joram e i suoi uomini, domandò che nessuno dei propri soldati precedesse a informare Joram sui suoi piani e affermò che questa richiesta sarebbe stata una chiara prova della loro lealtà verso di lui, che essi avevano proclamato re a motivo del loro sentimento amichevole verso di lui.
Jehu guida il suo cocchio verso Jezarela
Libro IX:114 - 3. Approvando quanto detto, osservarono accuratamente la strada affinché nessuno sfuggisse a Jezarela e potesse portare la notizia a coloro che vi si trovavano. Intanto Jehu, presi i suoi cavalieri scelti, si sedette sul suo cocchio, e si incamminò verso Jezarela; giunto nelle vicinanze, la sentinella, posta dal re Joram per avvistare coloro che entravano in città, vide Jehu avanzare con una moltitudine di uomini, e informò Joram che si stava avvicinando una moltitudine di cavalieri.
Libro IX:115 Egli ordinò subito a uno dei suoi cavalieri di andare loro incontro e informarsi di chi si trattava. Il cavaliere incontrò Jehu e gli domandò com'era la situazione nel campo, dicendo che il re voleva saperlo; Jehu rispose che non si desse pensiero di tali cose, ma lo seguisse.
Scontro con il re di Giuda, Ochozia, e sua fine
Libro IX:116 Scorgendo questo, la sentinella riferì a Joram che il cavaliere si era unito alla moltitudine che si stava approssimando, ed era in cammino con gli altri. E allorché il re spedì un secondo uomo, Jehu gli ordinò di fare lo stesso.
Libro IX:117 Ma quando la sentinella informò Joram di questo, salì sul suo cocchio con Ochozia, re di Gerusalemme, anch'egli era là, come abbiamo detto sopra, a motivo della loro parentela per vedere come andasse la ferita di Joram, e gli andò incontro. Jehu veniva lentamente, e in buon ordine.
Libro IX:118 Joram lo incontrò nel campo di Naboth, e gli domandò se nell'accampamento tutto andava bene; ma Jehu lo accolse con un rovescio di villanie, al punto da chiamare sua madre una strega e una prostituta; perciò temette le sue intenzioni e, accortosi che non c'era alcuna buona intenzione, girò il cocchio, lì dov'era, e fuggì, dicendo a Ochozia che erano stati fatti cadere in una trappola, e ingannati. Ma Jehu gli lanciò una freccia e lo colpì al cuore;
Libro IX:119 e Joram cadde immediatamente in ginocchio e trasse il suo ultimo respiro. Jehu ordinò a Badaco, comandante della terza (parte della malizia, di gettare il cadavere di Joram nel campo di Naboth, ricordandosi della profezia fatta da Elia ad Achab, padre di Joram, che aveva ucciso Naboth, allorché disse che tutti e due, lui e la sua discendenza, sarebbero periti in quel campo.
Libro IX:120 (Jehu) disse di avere udito questo dal profeta mentre sedeva dietro il cocchio di Achab. E avvenne proprio secondo la profezia di Elia. Quando cadde Joram, Ochozia, timoroso della propria salvezza, girò il suo cocchio in un'altra strada, pensando di eludere Jehu;
Libro IX:121 ma questo lo inseguì da vicino, lo sorprese a una certa altezza del suolo, scoccò una freccia e lo ferì; Ochozia abbandonò allora il suo cocchio e, salito su di un cavallo, fuggì da Jehu in direzione di Maghedo: e, sebbene fosse stato curato per la ferita, quivi morì poco dopo. Fu allora trasportato a Gerusalemme e qui ricevette sepoltura; aveva regnato soltanto un anno, ma era stato un cattivo re, peggiore persino di suo padre.
Jehu e Jezabela
Libro IX:122 - 4. Mentre Jehu entrava a Jezarela, Jezabela, dopo essersi abbigliata, se ne stava sopra una torre e gridò: “Un servo eccellente che ha ucciso il suo padrone!”. Ed egli, voltosi in alto verso di lei, le domandò chi fosse, e le ordinò di scendere giù da lui; e alla fine ordinò agli eunuchi di gettarla giù dalla torre.
Libro IX:123 Ed ecco che, allorché cadde, il muro si imbrattò del suo sangue, lei fu calpestata dai cavalli e così morì. Fatto questo, Jehu andò nel palazzo con i suoi amici, si rinfrescò dal viaggio con cibo e altre cose. Ordinò pure che coloro che avevano ucciso Jezabela la seppellissero con l'ossequio dovuto alla sua famiglia: ella infatti discendeva da una famiglia di re;
Libro IX:124 ma quelli che avevano ricevuto l'ordine di seppellirla, del suo corpo non trovarono altro che le sole estremità: tutto il resto era stato divorato dai cani. Udito ciò, Jehu ammirò la profezia di Elia: egli aveva predetto, infatti, che lei avrebbe proprio fatto la fine toccata a Jezarela.
Jehu ordina la morte per i settanta
figli di Achab
Libro IX:125 - 5. Ora Achab aveva settanta figli, cresciuti tutti in Samaria; Jehu inviò due lettere: una ai loro tutori, l'altra ai magistrati di Samaria, dicendo loro di scegliere il più valente dei figli di Achab, e di farlo re, poiché, diceva, avevano abbondanza di carri, cavalli, armi, soldati, città fortificate e, fatto questo, vendicassero la morte del padrone.
Libro IX:126 Scrisse questo per tastare i sentimenti dei Samaritani. Ma quando lessero la lettera, sia i tutori, sia i magistrati, ebbero paura, ben sapendo che non potevano fare nulla contro colui che aveva trionfato su due re veramente grandi; essi risposero riconoscendo che il loro padrone era lui, ed erano pronti a obbedirgli:
Libro IX:127 perciò egli scrisse una seconda volta ordinando di obbedirgli, e tagliare le teste dei figli di Achab e di mandargliele. Così i capi radunarono i tutori dei figli, ordinarono di ucciderli, tagliare la testa e mandarla a Jehu. E fecero così senza mostrare alcuna misericordia; e, messe le teste in ceste di vimini, le inviarono a Jezarela.
Libro IX:128 Allorché giunsero, fu annunziato a Jehu, che sedeva a tavola con gli amici, che erano state portate le teste dei figli di Achab; ed egli diede ordine che fossero sistemate in due cataste da una parte e dall'altra della porta.
Libro IX:129 Eseguito questo, sul fare del giorno uscì a vederle, e guardatele bene, prese a parlare al popolo presente dicendo che, in verità, aveva preso le armi contro il suo padrone e l'aveva ucciso, ma che, personalmente non aveva ucciso questi giovani. Domandò pure loro che riconoscessero come tutto quanto
era capitato alla famiglia di Achab, fosse in accordo alla profezia di Dio, e che la sua casa era stata distrutta proprio come era stato predetto da Elia.
Libro IX:130 In fine, dopo avere eliminato tutti gli imparentati con Achab che poté trovare tra il popolo di Jezarela, si pose in cammino verso Samaria. Lungo il cammino si incontrò con dei congiunti di Ochozia, re di Gerusalemme e domandò loro per quale motivo venissero.
Libro IX:131 Questi risposero che venivano per salutare Joram e il loro re Ochozia (non sapevano che ambedue i re erano stati messi a morte da lui). Allora Jehu diede ordine che anch'essi fossero uccisi: il loro numero era di quarantadue.
Jehu e Jonadab
Libro IX:132 - 6. Dopo aver (disposto) questo, gli andò incontro un uomo buono e giusto, di nome Jonadab, che per molto tempo era stato suo amico; dopo averlo salutato, prese a lodarlo perché aveva compiuto ogni cosa secondo il volere di Dio estirpando la casa di Achab.
Libro IX:133 Allora Jehu gli chiese di salire sul suo cocchio e andare con lui in Samaria, asserendo di volergli mostrare come egli non perdonava ad alcun malvagio e avrebbe punito i falsi profeti, i falsi sacerdoti e quanti seducono le moltitudini ad abbandonare il culto del Dio altissimo e a prostrarsi a dèi stranieri; e aggiunse che per una persona buona e giusta, non vi era spettacolo più desiderabile del malvagio punito.
Libro IX:134 Persuaso da queste argomentazioni, Jonadab salì sul cocchio di Jehu e andò in Samaria. Quivi Jehu rintracciò tutti i congiunti di Achab e li uccise. Volendo che nessuno dei falsi profeti e sacerdoti degli dèi di Achab scampasse al castigo, li prese tutti con l'inganno e l'astuzia.
Libro IX:135 Radunato il popolo, disse che egli di divinità ne venerava il doppio di quante ne aveva introdotte Achab e domandò che i sacerdoti, i profeti e i servi di queste divinità fossero presenti, perché intendeva offrire molti e grandi sacrifici agli dèi di Achab e avrebbe punito con la morte qualsiasi sacerdote che fosse assente. Ora il dio di Achab si chiamava Baal.
Jehu e i sacerdoti di Baal
Libro IX:136 Fissato il giorno nel quale intendeva offrire i sacrifici, Jehu mandò uomini in tutta la regione degli Israeliti affinché gli conducessero i sacerdoti di Baal; ordinò pure al (capo) sacerdote di dare a tutti gli abiti (sacerdotali). Quando furono presi, egli si recò nel tempio col suo amico Jonadab e diede l'ordine di indagare che non fossero presenti persone estranee o straniere, non volendo che ai loro sacri riti fossero presenti degli estranei.
Libro IX:137 Quando gli riferirono che non vi si trovava alcun estraneo ed erano iniziati i sacrifici, egli dispose un numero di ottanta uomini fuori del tempio, soldati dei quali conosceva la assoluta lealtà verso di lui, con l'ordine di ammazzare i falsi profeti, vendicando ora le norme dei loro padri che per così lungo tempo furono tenute in dispregio, con la minaccia che avrebbero pagato con la loro vita se qualcuno fosse sfuggito.
Libro IX:138 Così fecero strage di tutti quegli uomini, appiccarono il fuoco al tempio di Baal, e purgarono la Samaria dagli dèi stranieri. Questo Baal era il dio dei Tirii al quale Achab, volendo fare cosa grata a suo suocero, Ithobalo, re dei Tirii e dei Sidoni, aveva eretto un tempio in Samaria assegnando ad esso profeti e onorandolo con culti di ogni genere.
Libro IX:139 Quando il dio fu rimosso, Jehu acconsentì che gli Israeliti venerassero il vitello d'oro. Tuttavia siccome aveva portato avanti queste riforme, e aveva provveduto alla punizione di quegli empi, per mezzo del profeta, Dio gli predisse che i suoi figli avrebbero governato sugli Israeliti per quattro generazioni. Così, dunque, andarono gli affari sotto Jehu.
Othlia, empia regina di Giuda (841-835)
Libro IX:140 VII, I. Quando Othlia, figlia di Achab, seppe della morte di suo fratello Joram e di suo figlio Ochozia, e dell'annientamento della famiglia reale, prese la decisione di non lasciare vivo alcuno della casa di Davide, e di estirpare la sua famiglia, affinché non ci fosse rimasto più alcuno che diventasse re.
Libro IX:141 Questo era il disegno che lei cercava di realizzare, ma si salvò un figlio di Ochozia, e fu in questo modo che egli scampò dalla morte. Ochozia aveva una sorella dallo stesso padre, di nome Osabeth, sposata al sommo sacerdote Joda.
Libro IX:142 Allorché questa entrò nella reggia trovò Joas, questo era il nome del bambino di un anno, nascosto con la nutrice in mezzo agli uccisi, lei lo prese,
lo portò in una stanza segreta e ve lo rinchiuse: poi lei e suo marito Joda lo allevarono di nascosto nel tempio per sei anni; durante questo tempo Othlia regnò su Gerusalemme e le due tribù.
Il sommo sacerdote Joda complotta contro Othlia;
Joas proclamato re (835-796)
Libro IX:143 - 2. Ma nel settimo anno Joda confidò la cosa ad alcuni centurioni, cinque di numero, e li persuase a unirsi con lui nel complotto formato contro Othlia.
Libro IX:144 Allora gli uomini che il sacerdote Joda aveva preso come suoi compagni nell'operazione, percorsero l'intera regione e, al loro ritorno raccolsero sacerdoti, Leviti e i capi delle tribù, e li condussero a Gerusalemme dal sommo sacerdote.
Libro IX:145 Questi pretese da loro la promessa giurata che quanto avessero saputo da lui l'avrebbero serbato strettamente segreto, il che esigeva in eguale misura il loro silenzio e la loro cooperazione. Dopo che prestarono il giuramento, egli fu in grado di parlare liberamente; presentò il fanciullo della stirpe di Davide che egli aveva educato, e disse: “Questo è il vostro re di quella casa che, come sapete, Dio ci ha predetto che avrebbe regnato per tutti i tempi.
Libro IX:146 Ora vi raccomando che una terza parte di voi gli faccia buona guardia nel tempio, e un'altra terza parte occupi tutte le porte del sacro recinto, e la restante terza parte prenda in custodia la porta che dà all'aperto e immette nella reggia. Il resto della folla se ne stia disarmato nel tempio. Ma che nessun soldato entri, né alcun altro all'infuori dei sacerdoti”.
Libro IX:147 Inoltre ordinò che una parte di sacerdoti e di Leviti stessero intorno al re con le spade come guardie del corpo pronte a uccidere immediatamente chiunque ardisse entrare armato nel tempio; disse loro di non avere paura di nulla e di restare di guardia alla custodia del re.
Libro IX:148 Essi eseguirono quanto ordinò loro il sommo sacerdote, e mostrarono con i fatti la loro volontà. Joda aprì l'armeria che Davide aveva eretto nel Santuario e distribuì ai centurioni e, nello stesso tempo, ai sacerdoti e ai Leviti tutte le aste e i turcassi che vi trovò, e ogni altra specie di armi che incontrò, e una volta armati li dispose a cerchio intorno al tempio con le mani intrecciate l'un l'altro in modo da sbarrare l'ingresso a qualsiasi estraneo.
Libro IX:149 Poi, condotto in mezzo il fanciullo, gli posero sul capo la corona regale, Joda lo unse con l'olio e lo proclamò re, mentre la folla gioiosa, battendo le mani, gridava “viva il re”.
Libro IX:150 - 3. Allorché Othlia udì tumulti e acclamazioni, così inattese, fu colpita da grande confusione mentale, si alzò e corse fuori della reggia scortata dai suoi soldati; e quando lei giunse al tempio, i sacerdoti acconsentirono al suo ingresso, ma agli armati che l'accompagnavano fu impedito l'accesso da coloro che erano stati disposti a cerchio, secondo l'ordine del sommo sacerdote.
Libro IX:151 Quando Othlia vide il fanciullo ritto sul podio, cinto di corona regale, stracciatisi gli abiti, con pauroso scalpore, ordinò ai suoi uomini di uccidere colui che aveva cospirato contro di lei e tentato di spogliarla del potere. Allora Joda, chiamati i centurioni, ordinò loro di trascinare Othlia nella valle del Cedron e là ammazzarla,
Libro IX:152 affermando che non voleva profanare il santuario punendo in quel luogo l'infame, colpevole e miserabile; ordinò ancora che fosse ucciso chiunque le si avvicinasse per soccorrerla. Coloro ai quali era stato dato l'ordine di uccidere Othlia, le misero le mani addosso, la condussero alla porta delle mule del re, e qui la finirono.
Libro IX:153 - 4. Una volta che furono condotte a fine, in questo modo, le cose concernenti Othlia, Joda convocò il popolo e i soldati nel santuario e fece loro giurare lealtà al re, e vigilanza sulla sua salvezza e proseguimento del suo regno. Col medesimo giuramento obbligò anche il re a onorare Dio e dare il suo impegno a non trasgredire le leggi di Mosè.
Libro IX:154 Dopo questo, corsero alla casa di Baal che Othlia e suo marito Joram avevano eretto a dispetto del Dio nazionale e in onore del dio di Achab, e la spianarono al suolo e uccisero Mathan che aveva l'ufficio di sacerdote di Baal.
Libro IX:155 La cura e la custodia del santuario, Joda l'affidò ai sacerdoti e ai Leviti conforme all'ordinamento del re Davide, e ordinò loro di offrire l'abituale olocausto e l'oblazione di incenso due volte al giorno conforme alla legge. Designò alcuni Leviti e portieri per la custodia del recinto sacro, affinché nessun immondo potesse entrarvi furtivamente.
Libro IX:156 - 5. Sistemate varie materie del genere, egli con i centurioni, i capi e tutto il popolo condussero Joas dal santuario alla reggia; e dopo che egli si
sedette sul trono reale, la moltitudine lo acclamò. Poi passarono ai festeggiamenti e celebrazioni per molti giorni. Con la fine di Othlia, la città riacquistò la serenità.
Libro IX:157 Allorché Joas divenne re, aveva sette anni, sua madre si chiamava Sebia ed era nativa di Bersabe: per tutto il periodo che visse Joda, fu uno stretto osservante delle leggi e il suo zelo per il culto divino fu appassionato.
Libro IX:158 Raggiunta l'età, sposò due donne dategli dal sommo sacerdote, dalle quali ebbe maschi e femmine. Con ciò abbiamo riferito come il re Joas sia sfuggito al complotto di Othlia, e abbia ottenuto il regno.
Azione Bellica di Azaelo, re di Siria, nella Transgiordania
Libro IX:159 VIII, I. Ora Azaelo, re della Siria, guerreggiando contro gli Israeliti e contro Jehu, loro re, devastò la regione orientale del Giordano che apparteneva ai Rubeniti e Gaditi e Manassiti ed anche ai Galaaditi e Batabaia, spargendo fuoco da ogni parte, depredando ogni cosa e facendo violenza su quanto capitava nelle loro mani.
Libro IX:160 Jehu, infatti, non fu pronto ad opporsi allorché iniziò a devastare il territorio, ma incurante dei suoi doveri verso Dio e sprezzante della santità e delle leggi, morì dopo avere regnato sugli Israeliti per ventisette anni e fu sepolto in Samaria. Lasciò a succedergli il figlio Joazo.
Joas restaura il tempio
Libro IX:161 - 2. Joas, re di Gerusalemme, fu preso dal forte desiderio di rinnovare il tempio di Dio: chiamò il sommo sacerdote Joda e gli ordinò di inviare Leviti e sacerdoti per l'intera regione a chiedere un mezzo siclo d'argento a persona per riparare e rinnovare il tempio che era stato lasciato sgretolare da Joram e Othlia e figli.
Libro IX:162 Il sommo sacerdote non aveva fatto questo, prevedendo che nessuno era sufficientemente interessato per dare del denaro; ma quando, nel ventisettesimo anno di regno, il re lo convocò con i Leviti e, dopo avere riprovato la loro disobbedienza ai suoi ordini, comandò loro che in futuro pensassero alla riparazione del tempio, per raccogliere il denaro, il sommo sacerdote si valse del presente artificio, che il popolo accolse volentieri:
Libro IX:163 fece una cassetta di legno chiusa da ogni parte con un solo foro, la pose affianco all'altare del tempio e fece sapere a ognuno di mettere nell'apertura quanto voleva per la riparazione del tempio. Tutto il popolo fu ben disposto a questo espediente e, gareggiando a vicenda, dalle contribuzioni raccolsero molto argento e oro.
Libro IX:164 Quando lo scriba e il sacerdote del tesoro svuotavano la cassetta, contavano la somma raccolta in presenza del re, e poi la riponevano nello stesso posto. Facevano questo ogni giorno. Quando il contributo raccolto dal popolo parve sufficiente, il sommo sacerdote Joda e il re Joas assunsero intagliatori e carpentieri, e ordinarono una grande quantità del legname più pregiato.
Libro IX:165 Una volta riparato il tempio l'oro e l'argento rimasto (e non era poco) lo spesero per coppe, brocche, bicchieri e altro vasellame, e seguitavano giorno dopo giorno ad arricchire l'altare con costosi sacrifici. Così, finché visse Joda, queste cose furono compiute con la cura che era necessaria.
Libro IX:166 - 3. Ma dopo la morte di Joda avvenuta all'età di anni centotrenta, essendo uomo giusto ed eccellente sotto ogni aspetto fu sepolto tra i sepolcri reali a Gerusalemme perché aveva il merito di avere restaurato il regno alla stirpe di Davide, il re Joas si dimostrò incurante del culto di Dio.
Libro IX:167 Con lui si depravarono i più ragguardevoli personaggi del popolo, fino a calpestare ciò che è giusto e a giudicare ottimo quello che pensavano loro. Perciò a Dio dispiacque questo cambiamento del cuore sia nel re che negli altri, e mandò dei profeti a protestare solennemente contro il loro agire, e a farli desistere dall'ingiusto operare.
Libro IX:168 Ma essi erano presi da una passione così forte e da un desiderio così terribile che non furono trattenuti né dai castighi che avevano colpito quanti li avevano preceduti, coinvolgendo nel loro castigo anche le loro famiglie, né da quanto preannunziavano i profeti: non si pentirono, ma seguitarono l'empio sentiero che avevano preso. Anzi, il re ordinò la lapidazione a morte nel Santuario di Zaccaria, figlio del sommo sacerdote Joda, dimenticando i benefici di suo padre;
Libro IX:169 perché quando Dio lo designò profeta, egli, stando in mezzo al popolo, consigliò ad esso e al re che agissero secondo giustizia, minacciando pesanti punizioni qualora seguitassero a disobbedire. Ma, morendo, Zaccaria chiamò Dio a testimonio e giudice del suo patire, così fu crudelmente e
violentemente ucciso in riconoscimento del buon consiglio dato, e di tutto quello che suo padre aveva fatto per Joas.
Nuovo attacco di Azaelo. re della Siria
Libro IX:170 - 4. Di lì a non molto il re pagò la pena dei suoi misfatti. Infatti Azaelo, re dei Siri, invase la sua regione e, dopo avere preso e depredato Ghilta, si preparava a marciare contro di lui in Gerusalemme. Joas, impaurito, vuotò tutti i tesori di Dio e della reggia, tolse le offerte votive e le mandò tutte al Siro, per comprare con esse se stesso, per non essere cinto d'assedio e mettere in pericolo tutto il suo potere.
Libro IX:171 L'altro, vinto da tale quantità di ricchezze, non spinse oltre il suo esercito contro Gerusalemme.
Morte di Joas
Ma Joas colpito da grave infermità, fu attaccato da alcuni dei suoi amici che avevano ordito una congiura contro il re, per vendicare la morte di Zaccaria, figlio di Joda e da loro fu messo a morte.
Libro IX:172 E sebbene sia stato sepolto in Gerusalemme, non lo fu nei sepolcri dei suoi antenati, a motivo della sua empietà. Visse quarantasette anni, e gli succedette sul trono il figlio Amasia.
Joazo, re di Israele, subisce una disfatta dal re
dei Siri (798-782)
Libro IX:173 - 5. Nel ventunesimo anno del regno di Joas, sugli Israeliti in Samaria, iniziò a governare Joazo, figlio di Jehu, e governò per diciassette anni; sebbene non abbia imitato suo padre, commise tuttavia tante empietà quante i primi (re) incuranti di Dio.
Libro IX:174 Ma il re dei Siri lo umiliò: dalla grande potenza che aveva lo ridusse a diecimila soldati e cinquanta cavalieri; allorché mosse guerra contro di lui, gli portò via molte grandi città e distrusse il suo esercito.
Ultime azioni del profeta Elissaio
Libro IX:175 Il popolo degli Israeliti soggiacque a queste sfortune conformi alla profezia di Elissaio, il quale aveva predetto che Azaelo, dopo avere ucciso il suo signore, sarebbe divenuto re della Siria e di Damasco. Ma Joazo disperato per queste gravi difficoltà, fece ricorso alle preghiere e suppliche a Dio chiedendogli di aiutarlo, salvandolo dalle mani di Azaelo, non permettendo che cadesse in suo potere.
Libro IX:176 Dio accolse, perciò la sua penitenza come una virtù perché Egli vide che ai potenti si addice più la correzione che la distruzione completa, e gli concesse la sicurezza dalla guerra e dai suoi pericoli. Così, quando la regione ottenne la pace, fu restaurata nel suo stato primitivo e riprese a rifiorire.
Libro IX:177 - 6. Dopo la morte di Joazo, il potere reale passò a Joas, suo figlio. Nell'anno trentasette del regno di Joas sulla tribù di Giuda, questo Joas, costui aveva lo stesso nome del re di Gerusalemme prese il governo degli Israeliti di Samaria e lo tenne per sedici anni.
Libro IX:178 Costui era un uomo buono, e per nulla simile al carattere di suo padre. Ora intorno allo stesso periodo, il profeta Elissaio, che allora era un uomo anziano, cadde ammalato e il re israelita andò a visitarlo.
Libro IX:179 Ma, trovandolo vicino alla fine, iniziò a piangere e lamentarsi, chiamandolo “padre” e “arma”; poiché grazie a lui, disse non avevano mai preso le armi contro i nemici, ma in virtù delle sue profezie avevano vinto il nemico senza combattere. Ma ora ch'egli se ne andava dalla vita, lo lasciava disarmato davanti ai Siri, ai nemici e ai loro avversari.
Libro IX:180 Per lui, dunque, non era più sicuro vivere, diceva, e voleva fare quanto era in suo potere per raggiungerlo nella morte e lasciare questa vita con lui. Allorché il re pronunciò lamentandosi queste parole, Elissaio prese a confortarlo e gli disse di portargli un arco e di tenderlo: quando il re approntò l'arco, il profeta vi pose sopra le mani e gli ordinò di scoccare (la freccia);
Libro IX:181 egli ne scoccò tre e poi si arrestò; perciò il profeta gli disse: “Se tu avessi scoccato più frecce, avresti distrutto dalle fondamenta il regno di Siria, ma, essendoti accontentato di tre, incontrerai la Siria in altrettante battaglie e la vincerai fino a riconquistare il paese da loro tolto a tuo padre”. Udite queste parole, il re se ne andò.
Libro IX:182 E il profeta morì poco dopo. Era un uomo rinomato per la sua rettitudine e apertamente onorato da Dio. Per il potere profetico di cui era
investito compì opere straordinarie e meravigliose che erano dagli Ebrei onorate da un chiarissimo ricordo. Gli furono fatti i magnifici funerali che si addicevano a una persona a Dio così cara.
Libro IX:183 Accadde che il cadavere di un uomo assassinato venne gettato nel sepolcro di Elissaio, e non appena il cadavere venne a contatto col suo corpo, riebbe la vita. Abbiamo riferito quanto riguarda Elissaio sia per quanto predisse durante la sua vita sia per il potere divino che ebbe ancora dopo la morte.
Joas, re di Israele, e Amasia (796-781),
re di Giuda
Libro IX:184 - 7. Alla morte di Azaelo, re della Siria, il regno passò ad Adado, suo figlio. Contro di lui mosse guerra Joas, il re israelita, e lo sconfisse in tre battaglie e gli tolse tutta la regione che suo padre Azaelo aveva portato via al regno degli Israeliti.
Libro IX:185 Questo perciò avvenne conforme alla profezia di Elissaio. Quando giunse per Joas il tempo di morire, fu sepolto in Samaria e il governo passò a suo figlio Jeroboamo.
Libro IX:186 - IX, I. - Nel secondo anno del regno di Joas sugli Israeliti, Amasia incominciò a regnare in Gerusalemme sulla tribù di Giuda; sua madre, nativa di quella città, si chiamava Joade. Sebbene giovane, era singolarmente amante della giustizia. Allorché entrò negli affari ed ebbe il governo, prima di tutto decise che era necessario vendicare suo padre Joas e punire quegli amici che gli avevano messo le mani addosso in modo così violento.
Libro IX:187 Li prese e li mise a morte; però non fece alcun male ai loro figli, perché agiva secondo le leggi di Mosè, che affermano essere ingiusto punire i figli per le colpe dei padri.
Libro IX:188 Poi fece la leva tra le tribù di Giuda e di Beniamino, raccogliendo un esercito di quanti erano sui venti anni d'età e assegnò loro i centurioni; inviò poi una missione al re degli Israeliti per ottenere un prestito di cento talenti d'argento e centomila dei suoi soldati, poiché aveva deciso di iniziare una campagna contro le nazioni degli Amaleciti, Edomiti e Gabaliti.
Libro IX:189 Fatti questi preparativi per la campagna, allorché era in procinto di uscire, un profeta si fece avanti avvertendolo di congedare i soldati israeliti
poiché, diceva, erano empi, e Dio gli aveva preannunziato una (disfatta) qualora si fosse servito di loro come alleati; ma che lui avrebbe vinto il nemico pur combattendo con pochi uomini, se Dio lo voleva.
Libro IX:190 Ma il re obiettò che agli Israeliti aveva già dato il soldo; il profeta perciò lo esortò a fare ciò che piaceva a Dio, e gli disse che ne avrebbe avuto da Lui molti beni; e così congedò gli Israeliti, dicendo che regalava loro il soldo, e che egli con la sola sua forza avrebbe affrontato le nazioni summenzionate.
Libro IX:191 Dopo che le vinse in battaglia, ne uccise diecimila e altrettanti li catturò vivi: questi li condusse su di un alto dirupo che sovrasta l'Arabia, e di lì li precipitò. Da queste nazioni egli prese un grande bottino e trasse indicibili ricchezze.
Libro IX:192 Mentre Amasia si trovava in questa situazione, gli Israeliti che erano stati assoldati e in seguito congedati, provarono risentimento a motivo di questa azione, giudicando offensivo il loro congedo; ritenevano che non avrebbero subìto un simile trattamento se non fossero stati giudicati indegni; si gettarono sul suo regno e avanzarono fino a Bethsemera, depredarono la regione e presero una quantità di bestiame e uccisero tremila uomini.
Libro IX:193 - 2. Ma Amasia, euforico per la vittoria e per i risultati raggiunti, iniziò a non curarsi di Dio, che era l'artefice di tutto questo; e seguitò nel culto degli dèi che aveva portato dalla regione degli Amaleciti.
Libro IX:194 Allora andò da lui un profeta e gli disse che si stupiva molto che egli potesse considerare dèi quegli esseri che non avevano dato alcun aiuto al popolo dal quale venivano onorati né lo avevano liberato dalle sue mani, ma erano stati a guardare quando molti di loro perivano, e avevano permesso che fossero presi essi stessi prigionieri; infatti, diceva, erano stati portati in Gerusalemme nello stesso modo con cui si portano dei nemici allorché si catturano vivi.
Libro IX:195 Queste parole suscitarono l'ira del re, il quale diede ordine al profeta di starsene zitto, minacciando di punirlo se si fosse intromesso in queste cose. L'altro rispose che sarebbe stato zitto, ma che Dio non avrebbe trascurato le novità alle quali egli aveva messo mano.
Libro IX:196 Amasia era incapace di accontentarsi della sua favorevole fortuna, ma oltraggiava Dio dal quale gli era stata data, e nella sua presunzione scrisse a Joas, re degli Israeliti, intimandogli che con tutto il suo popolo si assoggettasse a
lui, come una volta erano sottomessi a Davide e a Salomone, suoi antenati; qualora di fossero rifiutati di farlo volontariamente si rendessero conto che la supremazia sarebbe stata decisa dalla guerra.
Libro IX:197 Joas allora rispose così: “Il re Joas al re Amasia. Sul Monte Libano c'era un cipresso molto grande e un cardo. Il cardo mandò a chiedere al cipresso l'ultima figlia in sposa al proprio figlio. Ma mentre presentavano la domanda, una fiera passando stritolò il cardo.
Libro IX:198 Questo ti serva d'esempio per non agognare cose che sono troppo grandi: perché sei stato fortunato nella guerra contro gli Amaleciti, non nutrire troppa alterigia attirando rischi su di te e sul tuo regno!”.
Amasia apre le porte di Gerusalemme a Joas,
re di Israele
Libro IX:199 - 3. Quando Amasia lesse la lettera, ancora più si accese nel volere la guerra; penso che fosse Dio a spingerlo affinché così avesse occasione di punirlo delle trasgressioni contro di Lui. Ma dopo che aveva schierato la sua forza contro Joas ed erano in procinto di attaccare battaglia, l'esercito di Amasia fu preso da (quel) improvviso timore e spavento che Dio infonde quando è contrario e volge le cose alla sconfitta.
Libro IX:200 E prima che venisse lo scontro si sparsero qua e là per la paura, con il risultato che Amasia rimase solo e fu preso prigioniero dal nemico; e Joas lo minacciò di morte se non avesse convinto il popolo di Gerusalemme ad aprirgli le porte e accoglierlo con il suo esercito nella città.
Libro IX:201 E così Amasia per necessità e per paura della vita fece in modo che il nemico fosse accolto. Joas allora smantellò quattrocento cubiti di mura, attraversò la breccia ed entrò col suo cocchio in Gerusalemme, tirandosi dietro Amasia prigioniero.
Libro IX:202 In questo modo, diventato padrone di Gerusalemme, asportò i tesori di Dio e portò via dal palazzo reale tutto l'oro e l'argento che aveva Amasia. In queste condizioni lo liberò dalla prigionia e fece ritorno in Samaria.
Libro IX:203 Queste cose accaddero al popolo di Gerusalemme l'anno quattordicesimo del regno di Amasia; e quando, in seguito, i suoi amici cospirarono contro di lui, egli fuggì nella città di Lachisa, ma fu messo a morte
da uomini inviati dai cospiratori a ucciderlo. Poi ne portarono la salma a Gerusalemme ove gli diedero una sepoltura regale.
Libro IX:204 Dopo cinquantaquattro anni di vita e ventinove di regno, Amasia incontrò la sua fine così, a motivo delle innovazioni introdotte da lui in spregio a Dio. Gli succedette il figlio di nome Ozia
Jeroboamo II (783-743), re di Israele
Libro IX:205 - X, I. - Nell'anno quindicesimo del regno di Amasia, Jeroboamo, figlio di Joas, iniziò a regnare sopra gli Israeliti, e regnò in Samaria per quarant'anni. Questo re aveva una condotta verso Dio, che era arrogante, impressionante e assai iniqua: adoratore degli idoli, accolse inverosimili pratiche straniere, ma per il popolo d'Israele fu causa di innumerevoli benefici.
Libro IX:206 Un certo Giona gli predisse che avrebbe fatto guerra ai Siri, avrebbe sconfitto la loro forza, esteso il suo regno al nord fino alla città di Amathe e nel sud fino al lago Asfaltide,
Libro IX:207 perché nei tempi antichi questi erano i confini di Canaan come li aveva determinati il generale Gesù; così Jeroboamo marciò contro i Siri, e assoggettò tutta la loro regione, come gli aveva predetto Giona.
Storia del profeta Giona: libro del profeta
Libro IX:208 - 2. Siccome ho promesso di dare il racconto fedele della nostra storia, giudicai necessario narrare esattamente quanto ho trovato scritto nei libri degli Ebrei su questo profeta. Quest'uomo, dunque, avendo ricevuto l'ordine da Dio di recarsi nel regno di Nino e, qui giunto, predicare in questa città che avrebbe perso il suo dominio, ne ebbe paura e non vi andò, ma fuggì da Dio nella città di Jope, dove trovò una barca e si imbarcò facendo vela verso Tarso della Cilicia.
Libro IX:209 Sorse però una tempesta molto seria e la barca correva pericolo di affondare: marinai, piloti e lo stesso padrone della barca iniziarono a pregare e a innalzare voti qualora fossero sfuggiti al mare. Giona invece era corso a nascondersi e non imitava affatto quanto vedeva fare dagli altri.
Libro IX:210 In seguito i flutti si ingrossarono sempre di più perché il mare era battuto rabbiosamente dai venti. Sorse così il sospetto che uno dei passeggeri fosse la causa della tempesta, e per chiarire chi fosse costui, gettarono le sorti.
Libro IX:211 La sorte cadde sul profeta. Interrogato, dunque, donde veniva, e dove era diretto, rispose di essere di stirpe ebrea, profeta del Dio altissimo; e li avvertì che se volevano sfuggire all'imminente pericolo, lo buttassero a mare poiché, affermò, era lui la causa della tempesta che li aveva colti.
Libro IX:212 Ma quelli sulle prime non osarono fare questo, perché giudicavano un'azione empia prendere un uomo forestiero che aveva affidato loro la propria vita e gettarlo così a una morte certa; alla fine, costretti dal pericolo incombente, mentre la barca stava per essere sommersa, visto che erano spinti a farlo dallo stesso profeta e dal timore per la propria vita, lo gettarono in mare.
Libro IX:213 E la tempesta si placò; corre fama che egli sia stato inghiottito da una balena e dopo tre giorni e altrettanti notti fu gettato sulla spiaggia del mare Eusino, vivo e illeso nel corpo.
Libro IX:214 Dopo avere pregato Dio che gli perdonasse le sue mancanze, di qui si incamminò verso la città di Nino, si portò in un luogo dal quale potesse essere udito e annunziò che tra breve avrebbero perso il loro dominio sull'Asia. Dopo avere affidato loro questo messaggio, se ne andò: io ho riferito il racconto così come l'ho trovato scritto.
Morte di Jeroboamo a cui successe il figlio
(Manaemo) (743 -738);
morte di Amasia a cui successe il figlio (796-767)
Libro IX:215 - 3. Dopo una vita di piena prosperità e quarant'anni di regno, il re Jeroboamo morì e fu sepolto in Samaria, e sul trono gli succedette il figlio Zaccaria.
Libro IX:216 Allo stesso modo Ozia, figlio di Amasia (succedette a suo padre e) nel quattordicesimo anno del regno di Jeroboamo, iniziò a regnare sulle due tribù in Gerusalemme; il nome di sua madre, nativa di Gerusalemme, era Achia. Egli era uomo buono e giusto per natura, magnanimo e infaticabile nell'amministrazione dello Stato.
Vittoria di Ozia e sua decadenza (781-749)
Libro IX:217 Fece guerra contro i Palestinesi, li vinse in battaglia e prese d'assalto le loro città di Gitta e Jamneia, e rase al suolo le loro mura. Dopo questa campagna, attaccò gli Arabi confinanti con l'Egitto, fondò una città sulle sponde del Mar Rosso e vi pose un presidio.
Libro IX:218 Asservì poi gli Ammoniti, impose loro un tributo e si fece padrone di tutta la regione ai confini con l'Egitto. Infine si diede pensiero di Gerusalemme: qualsiasi parte delle mura e del tempio fosse andata in rovina o per il tempo e per la trascuratezza dei predecessori, egli riedificò o riparò anche quelle parti che erano state abbattute dal re di Israele allorché entrò in città e suo padre Amasia fu fatto prigioniero.
Libro IX:219 Inoltre edificò molte torri alte cinquanta cubiti ognuna; costruì ancora delle guarigioni in luoghi disabitati e scavò molti canali per l'acqua. Di bestie da soma e di altro bestiame ne aveva una innumerevole quantità poiché la regione era naturalmente buona per il pascolo.
Libro IX:220 Interessato com'era all'agricoltura, ebbe gran cura del suolo che coltivava con piante e con ogni genere di semi. A sua difesa teneva una milizia scelta di trecentosettantamila uomini al di sopra dei quali c'erano generali, centurioni e tribuni, uomini di gran valore e di insuperabile potenza.
Libro IX:221 Dispose tutto il suo esercito in falange che armò dando a ognuno aste, scudi e corazze di bronzo, archi e fionde. Oltre a questo egli approntò molte macchine per gli assedi, come lanciatori di sassi, dardi, attrezzi da rapina e cose del genere.
Libro IX:222 - 4. Ma predisposti tutti questi strumenti e preparativi, l'animo suo si guastò a motivo della superbia, gonfio di vanità per la sua prosperità in terra ed egli divenne sprezzante della potenza immortale che dura eternamente, cioè della pietà verso Dio e dell'osservanza delle leggi.
Libro IX:223 Sdrucciolò a motivo dei suoi successi e fu immischiato negli stessi errori di suo padre, anch'egli abbagliato dalla brillante fortuna e dalla grandezza del suo potere che fu incapace di indirizzare correttamente. Così in occasione di un importante giorno festivo pubblico, si rivestì dell'abito sacerdotale, penetrò nel recinto sacro per offrire incenso a Dio sull'altare d'oro.
Libro IX:224 E quando il sommo sacerdote Azaira, e con lui ottanta sacerdoti, tentarono di impedirlo, dicendo che non era lecito ad alcuno offrire sacrifici, ma era concesso soltanto a quelli della discendenza di Aaronne, e tutti gli gridavano di uscire e non agire contro Dio, egli, adirato, li minacciava di morte, se non se ne stavano zitti.
Libro IX:225 Mentre lui parlava, la terra fu scossa da un terremoto, il tempio si spaccò e attraverso di esso penetrò uno splendido raggio di sole, colpì la faccia del re e immediatamente si ricoprì di lebbra; nel mentre di fronte alla città in un luogo chiamato Eroge, metà della collina occidentale si spaccò e rotolò giù quattro stadi, andandosi a fermare sulla collina orientale, otturando le strade e i giardini del re.
Libro IX:226 Quando i sacerdoti videro la faccia del re con la lebbra, gli spiegarono il motivo della sua sfortuna e gli ordinarono di uscire dalla città perché immondo; umiliato dal terribile male capitatogli e privato del diritto di parlare, fece quanto gli era stato detto; così, portando la dolorosa e compassionevole pena per la sua tracotanza di considerarsi più che uomo e per le empietà commesse verso Dio.
Libro IX:227 E così visse per qualche tempo dimorando fuori della città, conducendo la vita di privato cittadino; suo figlio Jotham, infatti, aveva preso il governo; ed egli per il dolore e la malinconia per quanto gli era accaduto, morì all'età di sessantotto anni, cinquanta due dei quali li passò nel regno. Fu sepolto da solo nei suoi orti.
Sellem e Manaemo
Libro IX:228 - XI, I. - Zaccaria, figlio di Jeroboamo, da sei mesi regnava sugli Israeliti quando fu ucciso a tradimento da uno dei suoi amici di nome Sellem, figlio di Jabes, che ne usurpò il regno, ma non potè tenerlo più di trenta giorni.
Libro IX:229 Poiché il generale Manaemo, trovandosi in quel tempo nella città di Tarse, informato di quanto accaduto a Zaccaria, si mosse con tutto l'esercito e andò in Samaria ove affrontò Sellem, lo uccise, si proclamò re, e andò nella città di Thapsa;
Libro IX:230 ma i suoi abitanti gli chiusero risolutamente le porte e non vollero accoglierlo. Egli allora si vendicò su di loro depredando la regione circostante e prendendo la città con l'assedio;
Libro IX:231 risentito per l'azione dei Thapsei, li passò tutti a fil di spada, non risparmiando neppure i fanciulli, e non arrestandosi davanti ad alcun eccesso di crudeltà e di barbarie: cose che sarebbe stato imperdonabile compiere contro stranieri catturati prigionieri, egli le compì contro quelli della sua stessa stirpe.
Libro IX:232 Diventato re in questo modo, Manaemo seguitò a regnare per dieci anni in questa maniera perversa, con eccesso di crudeltà.
Manaemo paga il tributo all'Assiria; l'esercito assiro
assale parte del regno di Israele
Tuttavia, quando Ful, re degli Assiri, venne contro di lui con un esercito, non si azzardò a ingaggiare gli Assiri in una guerra, ma persuase il re ad accettare mille talenti d'argento e ritirarsi ponendo così fine alla guerra.
Libro IX:233 Questa somma fu un contributo del popolo a Manaemo tassato di cinquanta dracme a testa. Dopo questo egli morì e fu sepolto in Samaria. Quale successore sul trono lasciò suo figlio Fakea, il quale seguì l'esempio delle crudeltà del padre, ma regnò solo due anni:
Libro IX:234 infatti, mentre banchettava con i suoi amici, venne ucciso a tradimento da un certo Fakea, figlio del centurione Romelia, che gli aveva teso insidie. Questo Fakea tenne il regno per vent'anni: era uomo empio e fuorilegge.
Libro IX:235 Il re degli Assiri Thaglathfallasar marciò contro gli Israeliti, soggiogò tutta la Galadene e la regione al di là del Giordano, la regione confinante, detta Galilea, con Kydisa e Asor, fece prigionieri gli abitanti e li trasportò nel suo regno. Sul re degli Assiri basti quanto detto fin qui da noi.
Jotham, re di Giuda (740-736)
Libro IX:236 - 2. Jotham, figlio di Ozia, regnò sulla tribù di Giuda in Gerusalemme; sua madre, nativa della Città, si chiamava Jerase. A questo re non mancava alcuna virtù: era pio verso Dio e giusto verso gli uomini; ebbe anche cura dei bisogni della Città;
Libro IX:237 infatti, tutti i luoghi che necessitavano di riparazione e abbellimento, li ristrutturò completamente con notevole spesa: eresse i portici e i portoni nell'area del tempio, rimise in piedi quelle parti delle mura che erano
crollate, ed eresse torri grandissime ed inespugnabili, e lungo tutto il suo regno prestò costantemente attenzione a ogni altra parte che era stata in precedenza trascurata.
Libro IX:238 Andò anche contro gli Ammoniti, li sconfisse in battaglia e impose loro un tributo annuale di cento talenti (di argento) e diecimila cori di frumento e altrettanti di orzo. Rese così forte il suo regno che dai nemici non era guardato alla leggera, mentre al suo popolo portò benessere.
Il profeta Nahum preannunzia la caduta di Ninive
Libro IX:239 - 3. In quel tempo c'era un profeta di nome Nahum, che preannunziava la caduta dell'Assiria e di Ninive, dicendo che Ninive sarebbe diventata una cisterna d'acqua sconvolta; “Così pure tutto il popolo turbato e agitato andrà e fuggirà dicendosi gli uni agli altri: “Fermatevi, rimanete, prendetevi oro e argento”,
Libro IX:240 ma nessuno vorrà perché preferiranno salvare la loro vita piuttosto che le loro proprietà. Tra loro, infatti, sorgerà una furiosa lite dell'uno contro l'altro, pianto, smarrimento, paura e una notte tenebrosissima oscurerà i loro occhi.
Libro IX:241 Dove sarà l'abitazione dei leoni, e la madre dei leoncelli? Dio dice a te, Ninive: “Io ti annichilirò, e i leoni che vengono da te non saranno più i padroni del mondo”.
Libro IX:242 Oltre a questo il profeta predisse molte altre cose su Ninive che non ritenni necessario menzionare, le ho omesse per non apparire noioso ai lettori. Tutte queste cose che erano state predette a proposito di Ninive accaddero dopo centoquindici anni. Quanto abbiamo detto su questo argomento è sufficiente.
Muore Jotham e gli succede Achaz (736-716)
Libro IX:243 - XII, I. - Jotham morì all'età di quarantuno anni e regnò per sedici anni; e fu sepolto nei sepolcri reali. Allora il regno passò a suo figlio Achaz: egli agì col colmo dell'empietà verso Dio, trasgredì le leggi dei suoi padri, innalzò altari in Gerusalemme e sacrificò agli idoli, ai quali, seguendo il rito dei Canaaniti, offrì in olocausto il proprio figlio e commise altre cose del genere.
Libro IX:244 Mentre si comportava come un pazzo, andarono contro di lui il re dei Siri e di Damasco, Arase e Fakea, re degli Israeliti: (questi) tra loro erano amici, e si diressero su Gerusalemme e la assediarono per lungo tempo; ma non ebbero esito alcuno a motivo della forza delle sue mura.
Libro IX:245 Tuttavia il re dei Siri prese la città di Elath, sul Mar Rosso, ne uccise gli abitanti e vi installò i Siri. Allo stesso modo fece con i Giudei delle guarnigioni della regione circostante e, catturato un abbondante bottino, se ne ritornò con l'esercito a Damasco.
Libro IX:246 Quando il re di Gerusalemme seppe che i Siri se n'erano andati a casa, ritenutosi in condizione di dare battaglia al re di Israele, diresse il suo esercito contro di lui, ma nello scontro fu sconfitto a motivo della collera che Dio aveva per le sue gravi e molteplici empietà.
Libro IX:247 In quel giorno gli Israeliti trucidarono centoventimila dei suoi uomini, il generale Zaccaria uccise, in battaglia, il figlio del re Achaz, che chiamava Amasia, fece prigionieri Erikam, governatore di tutto il regno, ed Elikam, generale della tribù di Giuda; rapirono ancora donne e fanciulli della tribù di Beniamino, catturarono un abbondante bottino, e si ritirarono in Samaria.
Libro IX:248 - 2. Ma un certo Obeda, in quel tempo profeta in Samaria, andò incontro all'esercito fuori delle mura e, ad alta voce, dichiarò che la loro vittoria non si attribuiva alla loro forza, ma alla collera che Dio nutriva contro Achaz.
Libro IX:249 E li rimproverò perché non contenti del successo contro Achaz, avevano osato prendere prigionieri tra la gente delle tribù di Giuda e di Beniamino che erano loro parenti; li esortò così a rinviarli illesi a casa loro, affermando che qualora avessero disobbedito, sarebbero stati puniti da Dio.
Libro IX:250 Perciò il popolo di Israele si radunò in assemblea, e deliberò su questa materia. Quivi si levò uno degli uomini più rispettabili dello stato, di nome Barachia, e con lui altri tre, e disse che loro non avrebbero permesso che i soldati introducessero in città i prigionieri “altrimenti saremo tutti abbandonati da Dio; giacché abbiamo già commesso abbastanza peccati contro di Lui, come i profeti dicono, senza aggiungere altre nuove empietà”.
Libro IX:251 Udite queste parole, i soldati concessero loro di agire secondo quello che giudicavano vantaggioso. Così gli uomini summenzionati presero i prigionieri e li liberarono; li trattarono benevolmente, diedero loro le provviste
per il viaggio a casa loro e li rimandarono disarmati; e quel che più, i quattro uomini di cui sopra, li scortarono fino a Gerico, non lungi da Gerusalemme e se ne ritornarono in Samaria.
Libro IX:252 - 3. Ora il re Achaz, dopo avere subìto questa disfatta dagli Israeliti, mandò a chiedere soccorso al re Thaglafthfallasar dell'Assiria affinché l'aiutasse come alleato nella guerra contro gli Israeliti, i Siri e i Damasceni; promettendo molto denaro, mandò anche splendidi doni.
Libro IX:253 Così, dopo avere accolto gli ambasciatori, venne in aiuto di Achaz: si diresse contro i Siri, mise a sacco la loro regione, espugnò, assalendola, Damasco, e uccise il loro re Arase; trasferì poi i Damasceni nella Media superiore e trasferì alcune tribù assire inserendole in Damasco.
Libro IX:254 Arrecò molti (danni) anche nella regione degli Israeliti e prese prigionieri molti di loro. Dopo che aveva inflitto ai Siri queste sconfitte, il re Achaz prese tutto l'oro che si trovava nei tesori reali e l'argento che si serbava nel tempio di Dio e le offerte dedicatorie più preziose, le portò a Damasco e le diede al re degli Assiri conforme al loro accordo, e dopo avergli protestato la sua gratitudine per ogni cosa, ritornò a Gerusalemme.
Libro IX:255 Ma questo re fu così ottuso e irriflessivo sul proprio bene che, anche allorché era in guerra con i Siri non si astenne dal venerare le loro divinità e, al contrario, seguitava a venerarli come se da esse si aspettasse la vittoria.
Libro IX:256 E allorché fu sconfitto per la seconda volta, prese a onorare gli dei degli Assiri e appariva pronto a venerare qualsiasi altro dio all'infuori del Dio dei suoi padri, l'unico vero, che nella Sua collera era stato la causa delle sue disfatte;
Libro IX:257 questo dispregio di Dio lo protrasse fino al punto della chiusura completa del tempio e alla proibizione degli ordinari sacrifici, e lo spogliò delle sue offerte votive. Dopo avere oltraggiato Dio in questa maniera, morì all'età di trentasei anni, dopo sedici anni di regno, lasciando la successione a suo figlio Ezechia.
Fakea al quale successe Oseo (732-724).
Ultimo re di Israele
Libro IX:258 - XIII, I. Nello stesso periodo morì Fakea, re degli Israeliti, vittima di una congiura tramata contro di lui da uno dei suoi amici di nome Oseo, che tenne il potere regio per nove anni: era un uomo iniquo, sprezzante del suo dovere verso Dio.
Libro IX:259 Contro di lui si levò Salmanasse, re dell'Assiria, che lo sconfisse, Dio, infatti non gli era favorevole e non era suo alleato lo fece suo tributario e gli impose un tributo fisso.
Ezechia re di Giuda (716-687)
Libro IX:260 Nel quarto anno del regno di Oseo, divenne re di Gerusalemme Ezechia: era figlio di Achaz e di Abia, nativa di quella città. Era uomo d'indole buona e pia. E per questo, appena giunto al potere, giudicò non esservi nulla di più necessario e vantaggioso per sé e per il popolo che il culto di Dio, e così convocò il popolo, i sacerdoti, i Leviti, e indirizzò loro le seguenti parole:
Libro IX:261 “Voi non ignorate che a motivo dei peccati di mio padre che trasgredì i doveri religiosi e il culto di Dio, avete sperimentato molte grandi sfortune; da lui foste corrotti nell'animo, e foste persuasi a venerare quegli esseri che egli accoglieva come dèi.
Libro IX:262 Ora però che avete appreso, per esperienza, quale cosa terribile sia l'empietà, io vi esorto a espellerla da ora dall'animo vostro, a purgare voi stessi e a purificarvi delle passate immondezze. In questo modo i sacerdoti e i Leviti vengano insieme, aprano il tempio, lo purifichino con gli abituali sacrifici, lo ripristino per l'antico culto della nostra regione, poiché è in questa maniera che potremo fare in modo che Dio metta da parte la Sua collera e sia favorevole a noi.
Libro IX:263 - 2. Allorché il re disse queste parole, i sacerdoti aprirono il tempio e, dopo averlo aperto, approntarono il vasellame di Dio, e, eliminata ogni impurità, offrirono sull'altare i sacrifici abituali. In seguito il re mandò ambasciatori per il suo regno affinché convocassero il popolo a Gerusalemme per celebrare la festività degli azzimi che da tanto tempo era stata interrotta per l'empia condotta dei re menzionati in precedenza.
Libro IX:264 Inviò pure dei messi agli Israeliti affinché, esortandoli ad abbandonare il presente tenore di vita e a ritornare agli antichi costumi e alla adorazione di Dio, perché, diceva, avrebbe concesso loro di recarsi a
Gerusalemme per la celebrazione della festa del Pane azzimo e di unirsi a loro per l'assemblea festiva. Diceva che proponeva questo non col proposito di assoggettarli contro la loro volontà, ma per il loro bene e, aggiungeva, per renderli felici.
Libro IX:265 Tuttavia quando i legati vennero e portarono loro questo messaggio da parte del loro re, gli Israeliti non solo non si lasciarono persuadere, ma pure li irrisero come pazzi; e allorché i profeti li esortavano allo stesso modo, e predicevano loro quanto avrebbero dovuto sopportare qualora non avessero cambiato la loro condotta e la loro pietà verso Dio, li dileggiarono e alla fine li afferrarono e li uccisero.
Libro IX:266 E neppure si arrestarono qui con le loro azioni empie, ma congetturarono cose ancora peggiori di queste; ma prima che le ponessero in atto, Dio li punì per la loro empietà dandoli in potere ai loro nemici. Ma di tali cose scriveremo appresso.
Libro IX:267 Molti, tuttavia, delle tribù di Manasse, Zabulon e Issachar, seguirono l'esortazione dei profeti e ritornarono alla pietà. Tutti costoro si recarono a Gerusalemme, da Ezechia per potere adorare Dio.
Libro IX:268 - 3. Quando giunsero, Ezechia salì al tempio e con lui i principi e tutto il popolo, e offrirono sette tori, altrettanti montoni e ancora sette agnelli e altrettanti capretti. Poi lo stesso re e i principi posero le loro mani sul capo delle vittime, e lasciarono che i sacerdoti compissero il sacrificio con favorevoli auspici.
Libro IX:269 Così, mentre questi sacrificavano od offrivano tutto in olocausto, i Leviti stavano intorno ad essi con i loro strumenti musicali cantando inni a Dio e suonavano le loro arpe come erano stati formati da Davide, e gli altri sacerdoti soffiavano nelle trombe che avevano in mano accompagnando quelli che cantavano. Compiuto questo, il re e la folla si prostrarono davanti a Dio.
Libro IX:270 Poi sacrificò settanta buoi, cento montoni e duecento agnelli; poi donò alla folla seicento buoi e tremila capi d'altro bestiame perché facessero festa. E i sacerdoti compirono ogni cosa secondo la legge. Il re ne fu lieto, fece festa con il popolo e rese grazie a Dio.
Libro IX:271 Quando poi giunse la festività del Pane azzimo, essi sacrificarono quello che dicesi Phaska e offrirono altri sacrifici per sette giorni. Oltre ai sacrifici che ognuno portò personalmente come offerta di buon auspicio, il re
donò (al popolo) duemila tori e settemila capi di bestiame piccolo; lo stesso fecero i principi dando un migliaio di tori e mille quaranta pecore.
Libro IX:272 Per la prima volta dal tempo del re Salomone, la festa fu solennizzata in maniera così splendida e magnifica. Allorché la festa giunse alla fine, essi, spargendosi per la regione, la santificarono.
Libro IX:273 Purificarono anche la città da tutti i miasmi degli idoli; il re decretò che i sacrifici giornalieri fossero offerti a sue spese conforme alla legge, e diede ordine che il popolo desse le decime e i primi frutti ai sacerdoti e ai Leviti affinché potessero dedicarsi al loro compito divino e restassero al servizio di Dio in modo ininterrotto.
Libro IX:274 E così il popolo portò ai sacerdoti e Leviti ogni genere di frutti, per i quali il re eresse magazzini e camere e le distribuì ai sacerdoti, ai Leviti, ai figli e alle loro donne. E così ritornarono nuovamente all'antica forma di religione.
Libro IX:275 Sistemate queste cose nel modo sopra descritto, il re mosse guerra contro i Palestinesi, li vinse e si impadronì di tutte le città dei nemici da Gaza fino a Gitta. Intanto il re degli Assiri inviò messi minacciandolo di spogliarlo di tutto il regno, se egli non avesse ripreso a pagargli il tributo che gli pagava suo padre.
Libro IX:276 Ma Ezechia non si diede pensiero di quelle minacce, perché confidava in Dio e nel profeta Isaia dal quale era accuratamente informato degli eventi futuri. Per ora questo è tutto quanto abbiamo da dire su questo re.
Fine del regno di Israele (721)
Libro IX:277 - XIV, I. Allorché Salmanasse, re dell'Assiria, seppe che Oseo, re degli Israeliti, aveva inviato Soa, segretamente, al re d'Egitto invitandolo ad allearsi con lui contro il re assiro, andò su tutte le furie e, nel settimo anno del re Oseo, marciò contro la Samaria.
Libro IX:278 Ma il re israelita non lo accolse, assediò quindi Samaria per tre anni e la prese d'assalto, nel nono anno del regno di Oseo, e nel settimo anno di Ezechia, re di Gerusalemme; annientò il dominio di Israele, e trasferì nella Media e in Persia tutta la sua popolazione e tra di essa portò via anche il re Oseo vivo.
Libro IX:279 Allontanata la gente che v'era dalla regione chiamata Chuthia, in Persia c'è un fiume con questo nome, la installò in Samaria e nella regione degli Israeliti.
Libro IX:280 Così le dieci tribù di Israele emigrarono dalla Giudea novecento quarantasette anni dopo che i loro antenati erano usciti dall'Egitto e avevano occupato questa regione sotto il comando di Gesù; dal tempo in cui si ribellarono a Roboamo, nipote di Davide e diedero il regno a Jeroboamo, come ho riferito in precedenza, vi fu un intervallo di duecento e quarant'anni, sette mesi e sette giorni.
Libro IX:281 Questa dunque fu la fine che ebbero gli Israeliti perché violarono le leggi e disobbedirono ai profeti che predicevano che sarebbe venuta su di loro questa sventura, se non cessavano dal compiere azioni empie.
Libro IX:282 I loro mali iniziarono allorché si ribellarono e presero partito contro Roboamo, nipote di Davide, e scelsero qual loro re Jeroboamo, suo servo, che peccò contro la Divinità e perciò fece di loro Suoi nemici, giacché imitarono la sua iniqua condotta. Ma tale fu la punizione che Egli giustamente preparava.
Il re assiro va contro Tiro che non si arrende
Libro IX:283 - 2. Il re dell'Assiria col suo esercito invase tutta la Siria e la Fenicia. Il nome di questo re è ricordato negli archivi di Tiro, perché andò contro Tiro mentre regnava Elulaio. Questo è pure attestato da Menandro, autore del libro degli Annali e traduttore in lingua greca degli archivi di Tiro, il quale ha tramandato il seguente racconto:
Libro IX:284 “Elulaio, al quale diedero il nome Pyas, regnò trentasei anni. Questo con una squadra navale sottomise i Cetiei che gli si erano ribellati. Durante il suo regno Salampsas, re dell'Assiria, giunse con un esercito e invase tutta la Fenicia , e dopo avere stretto un trattato di pace con tutte (le sue città), si ritirò;
Libro IX:285 Sidone, Arce e l'antica Tiro e molte altre città si staccarono da Tiro e si arresero al re dell'Assiria. Siccome, per tale motivo, gli abitanti di Tiro non gli si sottomisero, il re tornò nuovamente indietro e li attaccò, dopo che i Fenici gli avevano fornito sessanta navi e ottocento rematori.
Libro IX:286 Contro di esse i Tirii uscirono con dodici navi, dispersero le navi degli avversari e catturarono prigionieri cinquecento dei loro uomini. Per tale motivo, in Tiro aumentò il prezzo di tutto.
Libro IX:287 Ma il re della Assiria, nella ritirata, pose le guardie al fiume e agli acquedotti per prevenire che gli abitanti di Tiro vi attingessero acqua: la situazione durò per cinque anni, ed essi bevevano l'acqua scavata dai pozzi”. Questo è quanto si trova scritto negli Annali dei Tirii a proposito di Salmanasse, re dell'Assiri.
Chuthei e Samaritani
Libro IX:288 - 3. Quando i Chuthei furono trasportati in Samaria, questo è il nome col quale sono tuttora chiamati perché, essendo stati trasportati dalla regione chiamata Chuthia, che in Persia è un fiume dallo stesso nome, ognuna delle loro cinque tribù portò il proprio dio e lo veneravano secondo l'abitudine della loro regione, provocando così la collera e lo sdegno del Dio Altissimo;
Libro IX:289 perciò Egli li visitò con una pestilenza che li decimò. Incapaci a trovare un rimedio contro le loro pene, seppero, da un oracolo, che avrebbero dovuto venerare il Dio Altissimo, perché da questo sarebbero stati liberati. Inviarono allora ambasciatori al re dell'Assiria con la richiesta di mandare loro sacerdoti dai prigionieri che avevano preso nella guerra contro gli Israeliti.
Libro IX:290 Il re acconsentì e inviò alcuni sacerdoti: ed essi, una volta istruiti nelle leggi e nel culto di questo Dio, lo venerarono con molto zelo, e presto furono liberati dalla pestilenza. La pratica degli stessi riti seguitò fino al giorno d'oggi tra coloro che erano chiamati Chuthei, secondo la lingua degli Ebrei, e Samaritani secondo la lingua dei Greci.
Libro IX:291 Mutano la loro attitudine secondo le circostanze: quando vedono i Giudei prosperare, li chiamano parenti perché discendenti da Giuseppe e aventi origine da lui; ma quando vedono i Giudei in difficoltà affermano di non avere nulla in comune con essi, né vantano amicizia o origine con essi e si professano alieni e di un'altra stirpe. Su questo popolo avremo qualcos'altro da dire in una più opportuna occasione.